L’entrata in campo a gamba tesa del cardinal Bagnasco non è piaciuta al presidente del Senato Piero Grasso e al capo del governo Matteo Renzi, e sin qui nulla di strano. Ma non è andata giù neppure alle gerarchie vaticane, e questo era meno scontato. Però se il segretario della Cei monisgnor Galantino assume una posizione diamentralmente opposta a quella di Bagnasco, «per rispetto del Parlamento e delle istituzioni preferisco non parlare», significa che quella è l’opinione del Pontefice e che la gaffe di Bagnasco è stata vissuta oltre Tevere con notevole fastidio.

In mattinata, da Radio anch’io, era stato lo stesso Renzi, pur con garbo, a chiedere al cardinale di restare al proprio posto: le modalità di voto «le decide il Parlamento e lo dico con stima per Bagnasco. Se ci saranno le condizioni, a decidere il voto segreto sarà Grasso, non la Cei». Il quale Grasso conferma e rincara: «E’ giusto che ciascuno si possa esprimere: c’è libertà di espressione. Sulle procedure però decidere è prerogativa delle istituzioni repubblicane».
In effetti a decidere su come uscire dal ginepraio sarà la politica, dunque la presidenza del Senato, ma ancora prima il governo e il Pd. Dovranno fare in fretta. Hanno tre giorni di tempo per assumere le decisioni del caso, perché quando martedì si inizieranno a votare gli emendamenti, il primo, e in caso di approvazione quasi l’ultimo, sarà quello firmato dal senatore renzianissimo Andrea Marcucci, il super-canguro. Nel caso, Grasso dovrà probabilmente anche dire l’ultima parola sulle modalità di voto, se segreto, palese o scorporato, come dire mezzo e mezzo.

Che il cangurone venga sguinzagliato non è ancora certo. In teoria esiste sempre la possibilità che la Lega ritiri i suoi emendamenti «premissivi», il che spingerebbe il Pd a fare altrettanto. Ma è una eventualità quasi solo teorica, dal momento che la strategia studiata dal leghista Roberto Calderoli prevede proprio che il Pd sia costretto ad usare il marsupiale. Però, anche senza contare il Carroccio, c’è chi vorrebbe evitare a tutti i costi il salto degli emendamenti. La minoranza catto-dem del Pd, per esempio, che vedrebbe svanire la possibilità di bloccare la stepchild adoption e la prenderebbe malissimo, tanto più nel clima di scontro tra i senatori dem: è significativo che proprio la catto-dem Rosa Maria Di Giorgi sia tra i pochissimi esponenti della maggioranza che difendono Bagnasco e la sua intemerata. Ma c’è anche l’iperattivo ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che non ha alcuna voglia di prendersi il meritato riposo, e lavorerebbe invece su un’ipotesi di mediazione al massimo ribasso: circoscrivere la legge sulle adozioni ai bamibini già nati. Di fatto una sanatoria che equivarrebbe alla cancellazione in blocco delle adozioni.

Napolitano gode ancora di un notevolissimo potere, ma in questo caso non è facile che la spunti. Renzi vuole chiudere la partita presto – perché sa che dopo l’apertura dell’inchiesta per bancarotta fraudolenta su banca Etruria si abbatterà sul governo un nuovo diluvio Boschi – e senza fare la figura di chi ha svenduto la “legge di civiltà”. Dunque il ricorso all’emendamento Marcucci resta l’orizzonte più probabile. Certo, per i senatori di Sel e del Movimento 5 Stelle non sarà facile votare il canguro, da sempre bollato come pratica antidemocratica per eccellenza, ma in nome del merito del provvedimento, lo faranno, salvo possibili ma limitatissime eccezioni individuali. Il nodo dell’incostituzionalità già conclamata del ddl, laddove assimila le unioni civili al matrimonio come la Consulta vieta di fare, dovrebbe potersi risolvere considerando non decaduto con il canguro, e quindi votabile, l’emendamento Lumia (Pd) che mira a sanare proprio quella falla.

Resta però il problema di cosa dare alla minoranza catto-dem. L’idea di rabbonirla con un secondo emendamento Lumia, quello che imporrebbe il vaglio del Tribunale dei minori, non sembra aver avuto grande successo, perché in quel caso non si potrebbe neppure parlare di briciole ma solo di aperta presa in giro. Gli strateghi del presidente dei senatori dem Luigi Zanda stanno dunque lavorando su un altro gruppo di emendamenti, quelli presentati dal senatore Pagliari, nei quali si propone quasi sempre l’obbligo di dichiarazione giurata di non aver fatto ricorso ad alcuna pratica illegale, né in Italia né all’estero. Vorrebbe dire fare degli adottanti dei sorvegliati speciali, e non è affatto detto che una eventuale mediazione così favorevole al fronte catto-dem sarebbe accolta dallo schieramento opposto. La soluzione del rebus, insomma, ancora non c’è. Per questo, anche se nessuno lo ammetterebbe, qualche tentazione di stralcio continua a serpeggiare.