Mercoledì ha incassato il giudizio favorevole del Tribunale di Roma in merito al secondo grado del processo Why not, ieri mattina il sindaco di Napoli Luigi de Magistris ha dato appuntamento alla stampa per tirare le somme sulla sua vicenda processuale. Matteo Renzi, negli studi di La7, aveva commentato l’esito del processo: «Non so se de Magistris è stato assolto perché il fatto non costituisce reato o per la prescrizione». La prima stoccata è per lui: «Voglio informare il presidente del Consiglio, dato che ieri l’ho visto incerto: stai sereno, il sindaco di Napoli è stato assolto. Voglio rassicurare anche il sottosegretario Gozi, uno degli elementi di punta del governo, ho visto incerto anche lui: non mi sono avvalso della prescrizione».

Il riferimento a Sandro Gozi non è casuale: secondo l’inchiesta Why not, il politico democratico sarebbe stato il tramite con Romano Prodi del faccendiere Antonio Saladino, personaggio al centro di un gruppo di potere tenuto insieme da una loggia massonica coperta, “La Loggia di San Marino” (vicina alla Compagnia delle opere), e politici di primo piano per gestire appalti pubblici e assunzioni in Calabria. Gozi e Clemente Mastella, dopo la condanna in primo grado di de Magistris per abuso d’ufficio, hanno ottenuto il pignoramento di un quinto dello stipendio del sindaco poiché si erano visti riconoscere un risarcimento di 20mila euro ciascuno per danni. Cifra che dovranno restituire.

L’ex pm ce l’ha anche con la stampa: «Ho letto dei titoli che non mi sono piaciuti. Non mi sono avvalso della prescrizione, se l’avessi fatto l’udienza sarebbe durata un minuto, e non ho mai intercettato nessuno, queste milioni di intercettazioni non esistono». Il collegio difensivo non ha chiesto di avvalersi della prescrizione volendo il giudizio nel merito, ma è anche vero che non c’è stata la rinuncia.

Il secondo punto è tecnico: il consulente Gioacchino Genchi non ascoltò le telefonate ma acquisì i tabulati di varie utenze, tra cui otto poi ricondotte a parlamentari. «Mi auguro – ha proseguito de Magistris – che qualcuno apra un’indagine sul processo contro di me a Roma. Nelle prossime settimane andrò in tv a spiegare cos’erano le inchieste Why not e Poseidone, farò nomi e cognomi». Il sindaco tira fuori anche il primo slogan della campagna elettorale post assoluzione per le comunali 2016: «Chi è contro il sistema e chi è il sistema. È una questione di resistenza». E ancora: «Se avessi mollato dopo la sospensione, seguendo quello che molti sostenevano, Napoli avrebbe subito un golpe, ci sarebbe stata una violazione della sovranità popolare. Invece sarà il popolo a decidere con il voto».

Qualche nome l’ex pm lo ha fatto già ieri. Ad esempio Paola Severino, avvocato di Prodi e poi ministro del governo Monti, colei che inserì nella legge che ha provocato la sospensione di de Magistris il reato di abuso d’ufficio, per cui era indagato a Roma.

E ancora l’ex presidente della repubblica Giorgio Napolitano e Nicola Mancino, che da vicepresindente del Csm lo rimosse dalla procura di Catanzaro, poi tirato in ballo per la trattativa stato-mafia. Il sottosegretario alle Infrastrutture Luigi Meduri, anche lui nell’inchiesta Poseidone, da ieri indagato per appalti truccati all’Anas. Martedì la Corte costituzionale ha dato torto all’ex pm, sancendo la legittimità della legge Severino, il sindaco replica: «Va cambiata, non è tutta da buttare, ci sono cose valide, ma si è rivelata un po’ ad personam».

Per de Magistris la Severino non avrà più conseguenze, «sono un “presentabile”» scherzava ieri. «Finalmente giustizia è fatta» il commento di Antonio Ingroia, che lo aveva difeso davanti al Csm. Telefonate al sindaco sono arrivate anche dal governatore pugliese Michele Emiliano e da Vincenzo De Luca, su cui si è spostata l’attenzione: il governatore campano esercita in regime di sospensione della sospensiva dopo la condanna in primo grado per il termovalorizzatore di Salerno, il suo ricorso contro la Severino non è stato ancora calendarizzato dalla Corte costituzionale.

Errata Corrige

L’articolo è stato modificato in data 13 novembre 2023 per il rispetto del diritto all’oblio di uno dei soggetti interessati.