Domani, stando agli annunci del premier Matteo Renzi, dovrebbe essere l’ora X: si dovrebbe sapere non solo se il «taglio corposo» di 10 miliardi sarà destinato all’Irpef (leggi buste paga dei lavoratori) o all’Irap (vedi alla voce imprese), ma soprattutto il presidente del consiglio dovrebbe fare chiarezza sulla fonte di finanziamento di questo intervento. Renzi comunque sta scompaginando il panorama politico-sindacale: il suo «se ne faranno una ragione» (rivolto a sindacati e imprese per l’addio alla concertazione) ha provocato l’ira di Susanna Camusso, che per la prima volta da anni anticipa la Fiom e la sua sinistra interna nel minacciare lo sciopero generale.

E intanto Maurizio Landini, a cui tutti attribuiscono un “asse” con il presidente del consiglio, per ora alla parola sciopero non si riscalda: anche perché per il momento non vede motivi per protestare, Renzi si è appena insediato e il leader dei metalmeccanici Cgil chiede risposte. «Questo non è il tempo delle minacce, è il tempo dei fatti. Nei prossimi cinque o sei mesi si decide il futuro – ha spiegato ieri Landini – Se il premier non farà quello che chiediamo, ce ne faremo una ragione. Noi sfidiamo il governo, che ha detto che vuole cambiare: sono anni che chiediamo un cambiamento e pensiamo che non ci sia più tempo, lo sfidiamo sui contenuti».

La Fiom per ora aspetta: il 21 marzo, ha ricordato ieri Landini, è stata convocata una grande assemblea dei metalmeccanici, che farà il punto sulle prime azioni di governo. Sarà in quella sede che verranno decise le prossime mosse (anche in base a quello che il governo farà nei prossimi 10 giorni). «Sulle nostre proposte il governo non ci ha ancora risposto, speriamo in un confronto – ha aggiunto il leader delle tute blu – Se l’esecutivo va nella direzione di effettuare le cose che chiediamo, bene; sennò, con i lavoratori, metteremo in campo delle proteste, come abbiamo fatto con altri governi».

Landini non nega che tagliare i soldi alle busta paga possa essere un bene – «Se la scelta del governo è quella di ridurre l’Irpef per i redditi più bassi è giusta, è una richiesta sindacale da tempo», dice – ma la richiesta forte della Fiom, contenuta nelle linee programmatiche del documento pubblicato domenica da Repubblica, è che non si deve attaccare a priori un eventuale taglio dell’Irap alle imprese, basta però – punto fondamentale – che si traduca in nuova occupazione. Il governo dovrebbe cioè vincolare quei soldi a precisi impegni degli imprenditori, e non distribuirli a pioggia, come vuoto a perdere.

Una linea totalmente autonoma rispetto a quella della Cgil, e che appunto da qualche mese a questa parte (almeno dall’incontro con Renzi a Firenze) fa parlare appunto di un asse Landini-Renzi che scavalcherebbe Camusso. Asse che non fa affatto male all’immagine di Renzi: vedersi accoppiato a Landini guadagna inevitabilmente simpatie a sinistra in vista delle europee(soprattutto nel momento di una crisi di Sel), e perfino tra i grillini. Va ricordato che se Grillo nel suo blog dice peste e corna dei sindacati, della «triplice» o «trimurtis» Cgil, Cisl e Uil – affermando che non sono altro che sepolcri imbiancati che proteggono i «privilegiati»: dipendenti e pensionati – lo stesso trattamento non è riservato alla Fiom, unica sigla che i grillini percepiscono come vicina ai precari, agli operai, agli esclusi.

Quindi, insomma: Landini e Renzi insieme (con un pizzico di Grillo) rottamerebbero il vecchio, la concertazione, il «privilegio», per aprire ai giovani, ai precari, a chi vuole rinnovare l’Italia. Non si sa bene se la vicinanza a Renzi faccia ugualmente bene all’immagine di Landini (soprattutto bisognerà capire cosa di concreto quest’ultimo otterrà dal premier), ma certamente la simpatia del Pd renziano potrebbe coprire le spalle a un leader Fiom che dentro la Cgil è sempre più visto quasi come un corpo estraneo.

La Cgil ieri ha ribadito le sue richieste, senza se e senza ma, completamente concentrate sul taglio all’Irpef: «Bisogna ridare potere d’acquisto a lavoratori e pensionati, altrimenti il Paese non riparte», ha detto Camusso. Il «derby» imprese-sindacati (così lo ha definito lo stesso Renzi), per la Cgil insomma non si può chiudere 0 a 0. La Uil chiede 100 euro in più in busta paga. Il presidente della Commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano, appoggiando la richiesta di un taglio all’Irpef, calcola che se l’aumento sarà di 80 euro verranno coinvolti 9,6 milioni di dipendenti; mentre se si punta a 100 euro, solo 7,7 milioni.