Un debutto subito sull’altalena, fra lo show istituzionale e le contestazioni di piazza. Matteo Renzi versione premier sceglie la Marca: fa un po’ il «remigino» con i ragazzi della scuola media Luigi Coletti a Santa Bona; torna un po’ sindaco fra gli amministratori locali al museo di Santa Caterina; diventa segretario del Pd nel pranzo con il sindaco Giovanni Manildo e la senatrice Laura Puppato nella mensa dell’incubatore H Farm a Ca’ Tron.

Ma il giovane stil novo di palazzo Chigi non raccoglie plebisciti. Funziona, forse, la disinvoltura nella visita a scuola («Se qualcosa non va, me lo segnalate a matteo@governo.it»). Già meno il piglio decisionista con gli imprenditori, visto che Luciano Benetton commenta sarcastico: «Renzi? È l’ultima possibilità, lui si gioca la faccia… ma noi tutto il resto». E alla fine diventa il bersaglio di urla, insulti e rabbia. Forza Nuova lo aveva accolto con lo striscione riservato alle «marionette», mentre in piazza dilagano leghisti e «forconi». La scorta fatica a farsi largo, volano calci e spintoni, in aria anche un paio di arance fuori bersaglio. E cori da stadio a beneficio delle telecamere: «Buffone, buffone», «Arrestatelo» e «Non ti ha votato nessuno».

Sette ore di visita a Treviso cominciate a fianco del preside Gianni Maddalon: «Credo che abbia scelto il nostro istituto perché è un microcosmo popolato da 40 diverse etnie. Alle primarie avrei votato Renzi se solo me lo avessero permesso». Il premier distribuisce «cinque» agli alunni alla finestra, canta l’inno di Mameli in palestra e si dimostra più che affabile. Ma fatica nella sala dove lo aspettano padroni e padroncini del Nord Est piegato dalla Grande Crisi.

È ancora Luca Zaia, governatore leghista, ad interpretare le attese: «Ora Renzi conosce ogni particolare della realtà virtuosa del Veneto. E sa di cosa abbiamo bisogno, di cosa abbiamo diritto, che cosa serve per sostenere una realtà che, con le sue 600mila imprese, con i conti della sanità in ordine e con la buona amministrazione degli enti locali, di fatto mantiene l’Italia». Non ci sarà tempo, invece, per gli operai. Ufficialmente per ragioni di sicurezza: meglio confidare che il ministro Federica Guidi sia meno evanescente di Flavio Zanonato. Renzi nel suo mini-tour deve intanto arginare l’assalto degli aspiranti sottosegretari come Giancarlo Piva (che però resterà primo cittadino di Este) e dai fan della Leopolda che non riescono a guadagnarsi nemmeno un selfie…

A metà percorso, il neo-premier esibisce in conferenza stampa la sua vera certezza: «Sono consapevole del durissimo lavoro da fare». Renzi conferma il taglio da 10 miliardi del cuneo fiscale, il suo jobs act, l’incontro con Angela Merkel il 17 marzo e l’esonero dal patto di stabilità. E parte dalla scuola: «Nelle prossime ore con il ministro Giannini studieremo come attuare il piano straordinario per l’edilizia scolastica, uno dei motori di sviluppo. Il 70% dei sindaci che ho incontrato ci ha presentato progetti pronti su cui non chiedono soldi al governo».

Al premier, però, una nutrita delegazione veneziana ricorda le scuole che chiudono perché Manutencoop (che ha l’appalto delle pulizie in 150 edifici veneti) non è in grado di assicurare l’agibilità di aule e mense. E soprattutto Renzi dribbla il faccia a faccia con operai e sindacalisti di Electrolux, che a Susegana aspettano un segnale dai ministeri. Commenta Ciccio Ferrara di Sel: «Non è un buon modo per cominciare ad affrontare il tema delle crisi industriali, vera emergenza del Paese, quello di far saltare l’incontro già previsto con le rappresentanze sindacali della Electrolux e farlo slittare alla settimana prossima a Roma».

Si spengono le luci mediatiche: dall’aeroporto Canova alle 15.16 decolla l’aereo di Stato con Renzi che rientra a palazzo. «Speriamo che presto ci convochi a Roma. La Consulta nazionale della scuola dell’Anci ha un bel po’ di documentazione, se il governo vuol ripartire dall’istruzione obbligatoria che al Sud è tutt’altro che scontata o dagli interventi strutturali indispensabili» chiosa Claudio Piron, assessore padovano e renziano doc.