«Renzi ha detto che non si possono dare dei soldi agli insegnanti e poi chiederli indietro? Ha perfettamente ragione». Sorride Mauro Comi, coordinatore della Rsu del comune di Firenze, la macchina amministrativa più grande della Toscana con 4.500 addetti, cui il sindaco ha inviato a settembre una lettera di messa in mora. Chiedendo ai «suoi» dipendenti somme variabili da alcune centinaia fino a 18mila euro. L’effetto diretto di alcuni rilievi della procura contabile – ancora da discutere in un processo – su contratti integrativi sottoscritti dalle parti. Dai rappresentanti dei lavoratori e dalla stessa amministrazione comunale fiorentina.
«È naturale che sia vicino agli insegnanti – premette Comi – e spero davvero che per loro tutto si risolva per il meglio. Quello che non capisco è l’atteggiamento di Renzi. Sembra uno che si fa vedere da tutti mentre pulisce il giardino pubblico, mentre in casa sua butta il sudicio sotto il tappeto». Anche se la polvere si alza comunque, visto che la vertenza è stata scandita da scioperi, assemblee molto affollate, e una grande manifestazione con più di tremila dipendenti comunali in corteo. Una protesta amplificata da altre decisioni della giunta Renzi come il «congelamento» del premio di produzione 2012 (che forse sarà pagato il prossimo maggio), e tagli ad altre voci dell’integrativo aziendale. Ma la pietra dello scandalo sono state le lettere di messa in mora: «Su questo fronte abbiamo fatto un ricorso collettivo al giudice del lavoro – ricorda Comi – firmato da Cgil, Uil, Usb e Cobas. E quando abbiamo scoperto che ci veniva addirittura chiesto di concordare già le rate per la restituzione dei soldi, senza che lo imponesse una sentenza della Corte dei Conti, i lavoratori si sono arrabbiati ancora di più».

A rendere ancora più kafkiana l’intera vicenda sono state le decisioni, nel tempo quantomeno ondivaghe, della magistratura contabile. Che all’epoca prese visione, senza battere ciglio, dei contratti integrativi firmati nel 2000 e nel 2005, quando era sindaco Leonardo Domenici. E che solo dopo un approfondimento ministeriale nel 2009, dopo un lavoro precedente nel 2003 chiuso senza censure di alcun genere, ha avviato un’indagine chiusa con un altro unicum: «Nell’atto di citazione a giudizio dell’ottobre scorso – sottolinea il coordinatore della Rsu – per la prima volta in Italia sono stati chiamati in causa anche i rappresentanti sindacali, insieme ai dirigenti comunali e ai revisori dei conti. Al tempo stesso non sono mai stati coinvolti nell’indagine i rappresentanti politici, dagli assessori competenti ai sindaci. Eppure tutti gli atti dei contratti decentrati finiscono nei bilanci del Comune, presentati ogni anno dalla giunta e approvati dal consiglio comunale. Invece accusano noi di aver provocato un danno erariale, solo per aver contrattato con sindaci e assessori. Evidentemente la procura della Corte dei Conti pretenderebbe che i delegati dei lavoratori facessero in primo luogo durante la contrattazione gli interessi del datore di lavoro».

Per Comi le perplessità vanno anche oltre il coinvolgimento diretto nella vicenda: «Mettere in discussione quelle intese, che erano state firmate e approvate con tutte le regole, significa mettere in discussione la capacità di intendere e di volere delle giunte comunali fiorentine che si sono succedute in questi ultimi dieci anni». In questa ottica poco conta che, con un’ultima giravolta, la procura contabile abbia finito per concentrare la sua attenzione sulla cosiddetta «interpretazione autentica» dell’ultimo integrativo 2009. Un atto sottoscritto, anche in questa occasione da ambo le parti, nel dicembre 2010. In piena epoca Renzi.

Al giudice del lavoro, con la prima udienza fissata a giugno, è stato chiesto sostanzialmente da Fp Cgil, Usb, Cobas e Fpl Uil il riconoscimento dei contratti liberamente sottoscritti. Mentre il processo contabile si aprirà il mese successivo. A quasi un anno dall’invio delle lettere di messa in mora. Nelle quali la giunta Renzi, con un sussulto di prudenza, anticipa che l’effettiva restituzione dei soldi da parte dei dipendenti comunali non dovrà avvenire prima del gennaio 2015.