L’irritazione nazionale per la spregiudicatezza di Renzi, ben al di là, della politica intesa come compromessi e capacità di dialogo, sta superando ogni limite di guardia. Più che come un politico, si comporta come un giocatore di poker che minaccia di far saltare il tavolo al minimo pericolo di perdere la partita. Se, come affermava Machiavelli, i politici dovrebbe anche assolvere il ruolo di educatori, Renzi dimostra il contrario esibendo (non solo lui naturalmente ma certo più degli altri) uno spettacolo di puro darwinismo politico.

Ma a questo punto la domanda ineludibile è chi e quale contesto gli hanno conferito questo effimero potere di tenere a guinzaglio l’intero popolo italiano che si aspetterebbe, al contrario, un governo impegnato al massimo sforzo per combattere la pandemia che non arretra? E come si potrebbe, in questo clima, avanzare delle critiche pur legittime all’operato di questo governo se non rischiando, inconsapevolmente, di associarsi alle picconate del grande demolitore, motivate solo dalla sua paura di cadere nell’irrilevanza?

Renzi è una costola del Pd, un suo prodotto o un suo esito degenerato. Democristiano di fatto, non ha però la sottigliezza o l’intelligenza dei suoi padri, semmai da loro ha ereditato la sola spregiudicatezza infischiandosene della sorte del popolo e attento solo agli interessi dei suoi soci in affari. Una mutazione democristiana, una variante proprio come il coronavirus, che ha “successo” rispetto al ceppo originario e per ciò si afferma e dilaga.

Purtroppo non c’è alcun Cicerone a pronunciare (in Parlamento) la frase destinata a Catilina Quo usque tandem Catilina patientia nostra abutere? Semmai molti (troppi) deputati e senatori lo ammirano e guardano a lui con invidia, come succede al bar quando gli avventori subiscono il fascino dello showman di turno che alza la voce e adopera un linguaggio insolito e non consono al senso comune.

Se Renzi riscuote di tanto consenso e perfino di ammirazione è perché la nostra classe politica si è da tempo abituata e adattata a un paesaggio di volgarità e di vergognosa furbizia dove l’avversario è il nemico da abbattere senza pietà per raggiungere i propri poco legittimi fini. Una vulgata machiavellica recita che il fine (si suppone nobile) giustifica i mezzi (magari meno nobili). Magari fosse vera (se pur deprecabile) questa affermazione! Nel caso di Renzi sono i mezzi a giustificare il fine, quest’ultimo quale che sia, non ha importanza.

Ed eccolo il macho italiano, lo storico esperto di Rinascimento, il conferenziere globale, il fascinoso politico che si aggira come un guappo nel parlamento e mentre cammina si guarda intorno per osservare se qualcuno lo osserva; l’uccellino che si beava del proprio canto.

Da sempre sugli spalti del Parlamento volenterose insegnanti portano i propri studenti per mostrare loro il luogo “sacro” dove si prendono le decisioni che condizionano la vita dell’intera nazione. Credo che ora, ma già da qualche tempo, queste insegnanti eviteranno ai loro studenti di osservare questo pietoso paesaggio fatto di un linguaggio oscuro, opaco e perfino, spesso, volgare.

Che cosa potrebbero imparare, per esempio, da questo imbonitore narcisista se non che, al contrario di quanto afferma Bergoglio, il prossimo è il tuo nemico, dalli addosso finchè ne hai la possibilità, mortificalo più che puoi, distruggilo senza pietà. Così dimostrerai di essere il più forte, il più invidiato dai tuoi colleghi e perfino avversari. Qualunque mezzo giustifica il fine che poi consiste solo nel sopravvivere a se stesso.