Il primo treno, il Metro Expo, sarebbe già pronto per partire per Milano per l’esposizione 2015. E i lavoratori sarebbero ben lieti di consegnarlo. Hanno fatto immani sacrifici, lavorato duramente giorno e notte in una delle poche realtà vere e produttive industriali del sud, a Reggio Calabria nelle Officine ex Omeca, oggi Ansaldo Breda, tra i leader mondiali nella costruzione di materiale rotabile. Ma l’arroganza padronale, si sa, è sconfinata. E così a fine luglio è accaduto l’imponderabile.

Nonostante nel 2013 i lavoratori di Reggio abbiano avuto un picco produttivo che non si vedeva da anni, pagato con terzi turni, straordinari, infortuni, sabati e finanche festività, viene comunicato dall’azienda che non avranno diritto ad alcun tipo di riconoscimento economico. Niente Dpr, gli operai si scordino il premio di risultato, l’emolumento della retribuzione legato al raggiungimento degli obiettivi aziendali. Un premio di produttività che invece ai dirigenti è stato dato eccome. «Perché loro hanno avuto il premio, l’Mbo, mentre noi no?» si chiedono basiti i sindacalisti della Fiom di Reggio Calabria-Locri. La reazione degli operai non si è fatta attendere: sciopero ad oltranza e occupazione della stazione ferroviaria. Nodo Dpr a parte, che riguarda il presente, resta sempre di grande attualità la valutazione sul futuro dell’azienda, del Gruppo Finmeccanica. La proprietà ha già annunciato da inizio anno che l’Ansaldo Breda è in vendita. Mauro Moretti, ad di Finmeccanica, è stato chiaro sul punto: vendere Ansaldo per far cassa. Moretti, quello che si lamentava qualche mese fa del taglio dello stipendio da 850 mila annui con la revisione della spesa pubblica, dopo aver realizzato la divisione dell’Italia nel campo dei trasporti ferroviari e aver distrutto il sistema dei trasporti regionali in nome dell’«efficientismo» e della privatizzazione (ma con robusti contributi pubblici a carico delle popolazioni meridionali), ora si accinge a replicare le proprie strategie su Finmeccanica. L’amministratore delegato della prima azienda industriale di Stato tra i suoi primi provvedimenti ha annunciato pubblicamente l’intento di alienare il comparto industriale AndsaldoBreda a due gruppi internazionali: la giapponese Hitachi e una cordata cinese non ben definita (Cnr-Insigma). Il progetto si va delineando: svendere due gioielli dell’industria manifatturiera italiana: Ansaldo Breda, che fabbrica metropolitane di altissima qualità e Ansaldo Sts, leader mondiale degli impianti di segnalamento e controllo ferroviario. Con un gravissimo e ulteriore rischio: il trasferimento del know how tecnologico ed ingegneristico in Cina, ove i costi di produzione sono molto più bassi. Le preoccupazioni dei lavoratori sono, dunque, più che fondate. In genere alla svendita seguono ristrutturazioni e tagli. E così addio ad uno dei pochi e efficienti poli produttivi del meridione. Secondo la Fiom e la Rsu dello stabilimento «la situazione difficile dell’azienda e il fallimento va attribuito unicamente ai dirigenti di Finmeccanica in quanto c’è stata una scarsa programmazione». Sindacati e maestranze sperano che la società rimanga italiana e attendono la fine dell’anno, quando Moretti dovrebbe presentare il piano di ristrutturazione. Chissà che dirà Matteo Renzi, oggi in visita alla fabbrica, a questi lavoratori che nonostante sfornino centinaia di carrozze all’anno vengono considerati merce da svendere e da esternalizzare? Il premier arriverà accompagnato dal neosindaco Peppe Falcomatà e dal neopresidente di regione Mario Oliverio.

Il biglietto da visita che la Fiom e i sindacati autonomi presenteranno a Renzi è già noto: sciopero di 8 ore e manifestazione di protesta. «Non possiamo permettere che la visita diventi l’ennesima passerella propagandistica – dicono i sindacalisti- perché vogliamo risposte certe sul futuro dello stabilimento Omeca, sui pericoli di svendita e sulle politiche industriali del Mezzogiorno. E’ necessario che il governo dia risposte concrete sul tema del lavoro, della stabilizzazione, della lotta al mondo del precariato e sulla salvaguardia delle tutele ai lavoratori previste dall’articolo 18». Cisl e Uil invece si dissociano: niente sciopero e niente manifestazione. In passerella ci saranno pure loro.