C’è chi ci scherza: al prossimo giro arriveranno gli alieni e a quello dopo l’apocalisse. Speriamo di no, ma non si può negare che gli ultimi due o tre anni, tra pandemia e guerre troppo vicine per essere ignorate, siano stati turbolenti (eufemismo) e i prossimi si preannuncino agitati (valutazione prudente). Eppure, a dimostrazione che chi ballava sul ponte del Titanic aveva un comportamento in fondo naturale, si continuano a officiare riti che – ci osservasse appunto un alieno da qualche galassia lontana – potrebbero apparire quasi buffi: per esempio le cerimonie di cui in Francia si circonda la rentrée littéraire, la gran massa di pagine cartacee e digitali che si abbatte, come ogni autunno, sulle lettrici e sui lettori d’oltralpe.

«Settembre, andiamo. È tempo di pubblicare», è un grido che in realtà risuona nelle case editrici di tutto il mondo. Ma gli editori di Parigi e dell’Hexagone se lo rilanciano l’un l’altro con forza, sapendo che le 490 novità in arrivo nelle librerie troveranno sponde attente sui giornali e nei media, a quanto pare convinti – a differenza di quanto accade da noi – che laggiù, in quello che viene chiamato «mondo reale», qualcuno sia ancora interessato ai libri e alla lettura.
E in effetti non c’è testata, piccola o grande, che non si affretti a offrire la sua lista di titoli incontournables, ineludibili: lo fa la redazione della radiofonica France Culture, in collegamento con l’Obs, lo fa il cattolicissimo La Croix e lo fa – ça va sans dire – il più o meno tenacemente autorevole Le Monde.

Naturalmente ci sono libri che si ritrovano in tutti gli elenchi, primo fra tutti Cher connard di Virginie Despentes (Grasset), descritto da Raphaëlle Leyris su Le Monde come «i tremori della mascolinità dopo il #metoo» e dall’Obs come le «Les liaisons dangereuses in versione cyber». Altri nomi prevedibilmente ricorrenti: Emmanuel Carrère che ha raccolto e ampliato i suoi resoconti del processo per gli attentati del Bataclan (V13, P.O.L.) e Amélie Nothomb con un romanzo, Le livre des soeurs (Albin Michel), che ha per protagoniste due sorelle. Non è l’unica. Leyris nota infatti che nella rentrée 2022 i legami fraterni e sororali vanno moltissimo: oltre all’ultimo lavoro della popolare autrice dell’Igiene dell’assassino, se ne contano almeno altri quattro o cinque, cui si aggiungono storie di padri brutali e di genitrici affette da sindromi di varia natura.

«Effetto – si chiede la giornalista – di due anni di pandemia e di ripiegamento sulle cerchie a noi più vicine?». Per fortuna per le lettrici e i lettori desiderosi di guardare oltre le pareti di casa, le case editrici hanno altre proposte: in particolare, numerosi romanzi e saggi su una storia, quella della colonizzazione in Algeria, che in Francia ha a lungo subito un «deficit di trasmissione», secondo l’espressione usata dal critico Dominique Viart (fra i titoli, un romanzo, Les vertueux, di Yasmina Khadra, pseudonimo femminile di un autore algerino molto tradotto anche in italiano).
Le liste di novità da leggere assolutamente non riescono però a nascondere un’inquietudine di fondo: in Francia come da noi la mancanza di carta rallenta le uscite, e soprattutto pesano i dati di vendita della prima metà dell’anno, tutt’altro che positivi. A incidere sono state le elezioni presidenziali e la guerra in Ucraina: un panorama grigio, cui si aggiunge l’incertezza per le sorti dei gruppi Hachette ed Editis, entrambi di proprietà di Vivendi, che intende vendere il secondo. Insomma, al di là di formule e slogan, la partita che si gioca in questa rentrée è cruciale: come ha scritto Raphaëlle Leyris, i titoli in uscita adesso «possono salvare un’annata o peggiorare un rendiconto catastrofico».