Siamo nel 1927. Stalin sta per completare l’accentramento di ogni potere. Gli ultimi fuochi della NEP, la nuova politica economica che schiaccia l’occhio al capitalismo, distraggono da questa cesura epocale. Nei quindici anni a cavallo della rivoluzione, l’essenza del gesto estetico ha subito un’intensificazione e un’estremizzazione equiparabile solo alla portata utopica dei rivolgimenti politico-sociali che si stavano consumando. Quando su questi si allunga l’ombra di un nuovo autocrate, l’intelligencija che si avvia al calvario è divisa tra sconcerto e scoramento e avverte nel modo più lacerante la contraddittorietà della propria situazione. Autore di un solo titolo Un piccolo grandissimo libro,...