Si è spento nei giorni scorsi a Milano Renato Palazzi, critico teatrale, prima al Corriere della sera e poi al Sole 24 ore. Un esponente importante del teatro italiano, non solo per le sue recensioni, mai scontate e sempre illuminanti. Era di spessore e importanza il suo atteggiamento, sempre volto a rintracciare e valorizzare il nuovo, nei lavori dei gruppi anche meno conosciuti. Una attività di scouting in cui si avventurava brillantemente, usando gli strumenti di indagine e ricerca che negli anni si era costruito e affinato. Anche a costo di «sbagliare», o di ritrovarsi momentaneamente solo a sostenere un gruppo o uno spettacolo. Ma aveva dimostrato capacità di metodo e organizzazione dirigendo e dando lustro alla Civica scuola Paolo Grassi di Milano, dove aveva chiamato ad insegnare i più grandi maestri della scena. Altri due elementi restano peculiari del suo lavoro: la volontà di portare all’estremo la sua fede nel teatro (azzardando un paio di volte di andare lui stesso in scena, con dei monologhi che avevano la durezza di Thomas Bernhard e il simpatico distacco del proprio autore) e l’attività scientifica di adesione e precisione al patrimonio della cultura teatrale. Due esempi, tra i molti: l’adesione conoscitiva al teatro di Tadeusz Kantor, e la capacità «editoriale», che lo aveva portato a organizzare 25 anni fa per Baldini e Castoldi , la parte teatrale del Dizionario dello spettacolo del ’900.
Gli amici lo ricorderanno domani, domenica 14 novembre alle 12, al Teatro Elfo Puccini in Corso Buenos Aires a Milano.