Un gesto prevedibile ma dignitoso. Pippo Callipo si dimette da consigliere della lista Io resto in Calabria dopo appena 5 mesi dalla nomina. Che fosse, è il caso di dire, un pesce fuor d’acqua nel mare magnum delle liturgie paludate dei palazzi, lo immaginavano tutti. Ma lui è stato ancor più lesto e ha dato l’addio a Palazzo Campanella con un acido comunicato. «Non ci sono le condizioni per proseguire il mandato» ha spiegato. A far da detonatore sarebbero state le ultime vicende che hanno travolto il Consiglio: la modifica della legge sui vitalizi ai consiglieri e la battaglia per la nomina delle commissioni che ha portato alle dimissioni in massa dei vicepresidenti dell’opposizione ivi compreso lo stesso Callipo, eletto nella commissione speciale di Vigilanza.

Il «re del tonno», surclassato alle ultime regionali del 26 gennaio dal centrodestra di Jole Santelli, getta la spugna e si leva qualche sassolino il giorno dell’addio. «L’attività del Consiglio si svolge assecondando liturgie politiche che impediscono la valutazione delle questioni sulle quali l’Assemblea è chiamata ad esprimersi, impedendo quindi che il Consiglio stesso renda quel servizio al quale dovrebbe tendere istituzionalmente. Le regole a presidio dell’ordinata gestione dell’ordine del giorno e della presentazione delle proposte da votare non sono un inutile orpello ma rappresentano una garanzia del corretto svolgimento della funzione legislativa e rispondono ai principi e ai doveri indiscutibili che sono posti alla base del nostro ordinamento democratico. Per questo non posso in alcun modo accettare che tali regole vengano calpestate».

Un attacco frontale al ceto politico, alla classe dirigente, al governo regionale, ma anche all’opposizione dem con cui non ha mai legato appieno malgrado ne fosse stato il front man elettorale. Nessuna reazione in casa democratica e bocche cucite anche a destra. La presidente Santelli è ancora alle prese con la grana Antonella Catalfamo. Si tratta dell’assessore regionale al Lavoro e alle Politiche sociali, accusata di corruzione in concorso dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria. Dal giorno dell’iscrizione nel registro degli indagati, il 9 giugno, lei non si è dimessa. E non ci pensa affatto.