Un Consiglio dei ministri lampo tra oggi e domani per prorogare lo stop agli spostamenti tra regioni, che scade lunedì a mezzanotte: le consultazioni hanno reso inevitabile un intervento in extremis dell’esecutivo uscente. Il blocco potrebbe essere esteso di una settimana (lasciando poi al nuovo governo una successiva valutazione) oppure al 5 marzo, quando scadrà anche il dpcm con le limitazioni anti Covid. La richiesta di prorogare il divieto è arrivata ieri mattina dalla Conferenza delle regioni, comunicata dal presidente Stefano Bonaccini al ministro uscente Francesco Boccia e al presidente del consiglio incaricato, Mario Draghi. «Al nuovo governo – ha poi spiegato Bonaccini – chiederemo un incontro sul nuovo dpcm, per valutare le possibili graduali riaperture di alcune attività».

DAI GOVERNATORI è arrivata la richiesta al commissario straordinario Domenico Arcuri di rimodulare le forniture di vaccini in base alla popolazione, una posizione ribadita per settimane dal campano Vincenzo De Luca. Mentre l’abruzzese Marco Marsilio preme per mettere all’ordine del giorno il vaccino italiano Reithera: «Lo stato sta dando i soldi per sostenere le fasi 2 e 3 della sperimentazione – ha spiegato -, lo sforzo delle regioni potrebbe essere quello di finanziare una preventiva produzione industriale scommettendo sul risultato positivo». Della produzione di sieri hanno discusso ieri in videoconferenza il commissario europeo Thierry Breton e Arcuri: sono state esplorate possibili strade per accrescere la produzione anche attraverso la riconversione di impianti.

TEMA ASTRAZENECA: regioni, ministero della Salute, Aifa e Agenas ne hanno discusso mercoledì sera. Una parte dei governatori (come Lombardia e Lazio) premono per estendere l’utilizzo del farmaco fino ai 65 anni (l’indicazione dell’Aifa è invece fino ai 55) per poter procedere speditamente con le categorie dei lavoratori essenziali, a partire dagli insegnanti. La decisione è stata rimandata a un futuro tavolo di confronto. Le pressioni per ampliarne l’uso sono tante (a cominciare dalle linee guida diramate dall’Oms mercoledì) ma le perplessità restano, l’Aifa non sembra voler cambiare indicazione. «Sull’approvazione dei farmaci di solito non c’è tutta questa pressione. Serve cautela nel valutare gli aspetti positivi e i possibili rischi. La prima regola dell’Ema, dell’Aifa o dell’Fda è la sicurezza» il commento di Luca Richeldi, componente del Comitato tecnico scientifico.

Sono stati 15.146 i nuovi casi Covid ieri in Italia su 292.533 test. Il tasso di positività è salito al 5,17%. In aumento i decessi: 391 per un totale di 92.729 da inizio epidemia. I ricoveri in terapia intensiva 2 in meno, 2.126 in tutto, mentre i ricoveri ordinari calano di 338 unità per un totale di 18.942. La regione con più casi giornalieri è stata la Lombardia (2.434) seguita quindi da Campania (1.694), Emilia-Romagna (1.345), Lazio (1.271).

IL MONITORAGGIO GIMBE per la settimana dal 3 al 9 febbraio mostra una stabilizzazione dei nuovi casi a livello nazionale, anche se preoccupa l’inversione di tendenza in metà delle regioni e l’incremento percentuale dei nuovi casi, che supera il 5% in 17 province. Si vedono i primi risultati sul fronte vaccinazioni: i contagi sono ridotti del 64% tra gli operatori sanitari. Dai dati emerge «un’Italia in giallo inadeguata a prevenire impennate da varianti e saturazione degli ospedali».

In base ai dati del monitoraggio di oggi della Cabina di regia, l’Italia potrebbe cambiare colore: la Sicilia dovrebbe guadagnare il giallo; potrebbero andare in arancione Toscana, Abruzzo e Liguria. L’Umbria rischia il rosso. ll Centro europeo per il controllo delle malattie ha aggiornato ieri la mappa Ue: il Friuli Venezia Giulia esce dal rosso scuro ma Trento e Umbria raggiungono Bolzano come aree ad alta incidenza di contagi.

IL GOVERNATORE VENETO Luca Zaia anche ieri ha proseguito la polemica con l’Europa sull’acquisto dei sieri anti Covid: «Non c’è scritto da nessuna parte che è proibito comperare vaccini o che non esiste un mercato parallelo. Qualora li acquistassimo, tutto avverrà nel rispetto di ogni direttiva. Guardiamo solo a quelle che hanno già la validazione Ema. Se non ci fosse la possibilità di acquistare dosi in un mercato parallelo, i produttori dovrebbero per chiarirlo». Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Sicilia e Umbria (dove i ricoveri sono cresciuti ancora) pure chiedono mano libera.

L’UE ieri ha replicato: «I vaccini oggetto di negoziati da parte della Commissione sono parte del portfolio e la strategia europea non prevede negoziati paralleli. Con quelli non coperti dalla strategia, per cui l’Ue non ha un accordo, le regioni possono concludere contratti con i produttori». Nel portfolio Ue ci sono già Astrazeneca, Pfizer-Biontech, Sanofi-Gsk, Moderna, CureVac e Johnson & Johnson a cui si stanno aggiungendo Novovax e Valneva.