I guai non sembrano voler finire mai per l’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno e per l’ex governatrice della regione Lazio Renata Polverini, il primo ora impegnato a rifondare Alleanza Nazionale con gli amici di Fratelli d’Italia, la seconda accolta a corte tra i fedelissimi di Silvio Berlusconi. Per entrambi il reato ipotizzato dalla Procura di Roma è quello di finanziamento illecito ai partiti.

Nove in tutto le persone iscritte al registro degli indagati, due delle quali finite agli arresti domiciliari. Si tratta di Fabio Ulissi, uomo vicinissimo a Gianni Alemanno, e di Giuseppe Verardi, podologo ed ex dirigente della società di consulenze Accentature. La vicenda ricostruita dagli inquirenti guidati dai pm Paolo Ielo e Mario Palazzi risale al 2010, a ridosso della elezioni che porteranno l’ex pasionaria dell’Ugl alla Pisana, quando la società Accentature riceve in incarico la realizzazione di un sondaggio sulla qualità dei servizi scolastici nel Lazio. Dietro questa attività in realtà si sarebbe nascosta l’attività elettorale per la lista che sosteneva Renata Polverini, e in cui era candidata anche Isabella Rauti, poi eletta, moglie di Alemanno. La Coesis srl per conto di Accenture avrebbe svolto non dei sondaggi, ma telemarketing elettorale. Un’operazione che, secondo il gip, «al di là degli eventuali scopi futuri» ha portato «inequivocabilmente un’utilità economicamente apprezzabile al gruppo politico di riferimento di Alemanno e Polverini, non solo per il risparmio della somma di denaro che Accenture ha corrisposto a Coesis e di cui non ha ricevuto rimborso da parte dei beneficiari, ma altresì per gli indubbi vantaggi indiretti (assai più rilevanti economicamente) derivanti dall’accresciuto consenso politico». Dunque, il lavoro non solo non sarebbe mai stato pagato ma Verardi avrebbe messo nelle mani dell’uomo di Alemanno circa 30.000 euro. A denunciare il giro di fatture false che provavano il lavoro di consulenza, gli stessi vertici della società dopo verifiche contabili interne. Gli inquirenti sostengono che il regista dell’operazione sarebbe stato lo stesso Alemanno.

Ma la vicenda non finisce qui. Lo scorso aprile la guardia di finanza perquisiva le abitazioni di diversi imputati e la sede di Roma Capitale Investments Foundation, presidente onorario Gianni Alemanno. Sotto la lente delle fiamme gialle il passaggio di soldi tra il faccendiere di Alemanno e Verardi: quei soldi sarebbero serviti a corrompere uomini dell’amministrazione di Roma Capitale, per far affidare ad Accenture la manutenzione, il supporto e lo sviluppo applicativo dei sistemi informativi del Comune di Roma. Gara che effettivamente Accenture Spa si è aggiudicata.

Alemanno e Polverini si sono dichiarati estranei alla vicenda e di aver appreso dell’inchiesta direttamente dalle agenzie. L’ex sindaco si è detto fiducioso nel lavoro della magistratura e di non sapere «assolutamente nulla di queste vicende né, tantomeno, mi sono occupato del finanziamento della campagna elettorale per le elezioni regionali del 2010», mentre Renata Polverini ha dichiarato di «non conoscere neanche le persone coinvolte nei fatti».

L’ultima stagione di governo del centrodestra nel Lazio e a Roma, a un anno dalla sconfitta elettorale dei suoi protagonisti, continua a essere segnata da inchieste e scandali. Renata Polverini, costretta a interrompere la legislatura in anticipo travolta dall’inchiesta per i rimborsi ai gruppi parlamentari con protagonista Giuseppe Fiorito, detto «batman»; Gianni Alemanno mette in fila l’ennesimo scandalo dopo parentopoli e l’avviso di garanzia ricevuto per l’accusa di finanziamento illecito nell’ambito dell’inchiesta sull’acquisto di 45 filobus.