Non serviva quel «da» anteposto nel titolo al nome dell’autore per immaginare che la Bérénice inscenata da Romeo Castellucci in forma di monologo per Isabelle Huppert non era, non poteva essere la rappresentazione fedele del capolavoro di Jean Racine. Mettiamo in conto di conoscere l’infelice storia dell’amore fra la regina della Palestina e l’imperatore romano Tito, costretto a cedere alla ragion di stato. Il teatro di Castellucci ha spesso lambito i grandi testi, da Eschilo a Shakespeare, ma sempre insinuandosi nei loro spazi di oscurità. Se mai di una lotta con il linguaggio si tratta. Lotta alla pari. Lo dice...