«Nell’inerzia del Parlamento e nel silenzio dei salotti televisivi la gente firma perché conosce direttamente il problema». Marco Cappato (tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni) sintetizza bene così i motivi che hanno permesso al comitato promotore del «Referendum per l’eutanasia legale» di raggiungere un incredibile risultato nella raccolta firme: la metà delle 500 mila sottoscrizioni necessarie per convocare il referendum, in meno di un mese di lavoro ai tavoli (andranno poi aggiunte le firme raccolte nei Comuni).

Un risultato ottenuto finora grazie ai quasi 11 mila volontari e 2259 autenticatori di cui 1353 avvocati da oltre 2300 città .  «Un’atmosfera – racconta Cappato – che non vedevo da molti anni, con una straordinaria partecipazione giovanile, mentre il dibattito in Parlamento è affossato nel silenzio assoluto dei vertici nazionali dei principali partiti e dei salotti televisivi, la campagna referendaria sta riscuotendo un successo di partecipazione democratica senza precedenti. Le persone, infatti, conoscono l’importanza del tema della malattia terminale, della sofferenza e della libertà di scelta per averlo vissuto direttamente in famiglia».

«Le prime 10 regioni per firme raccolte ai tavoli ogni 10.000 abitanti sono Valle d’Aosta, Friuli Venezia Giulia, Piemonte, Umbria, Trentino Alto Adige, Sardegna, Lombardia, Emilia Romagna, Toscana e Marche – si legge nel comunicato stampa dell’Associazione Coscioni – Cuneo è il comune con più di 50.000 abitanti che ha registrato più firme raccolte ai tavoli in rapporto alla popolazione, con 31 firme ogni 1000 abitanti, seguita da Cagliari (29), Trieste (26), Treviso (25), Trento (24), Pavia (23), Udine (20), Bologna (19), Como (18) e Padova (18)». 

La raccolta firme non va in vacanza: si può firmare fino al 30 settembre.