«Chiediamo un reddito universale che ci liberi dallo sfruttamento e dalla precarietà a vita». È questa la rivendicazione principale dei lavoratori e delle lavoratrici dello spettacolo che ieri mattina hanno occupato il Globe Theatre a Roma. Un atto che giunge dopo un anno di manifestazioni «che non sono bastate a far passare il messaggio» secondo le parole degli attivisti e delle attiviste, che asseriscono di essere stati «costretti» a questo gesto per aprire un dialogo concreto con le istituzioni.

Al contrario di quanto si potrebbe pensare, gli occupanti non chiedono una riapertura dei luoghi di spettacolo nelle attuali condizioni «perché lascerebbe indietro gli spazi più piccoli, già a rischio chiusura, e con loro tanti lavoratori e lavoratrici». Si rende quindi necessario un reddito, anche nell’ottica di non restringere la lotta al solo settore culturale ma di farsi voce delle istanze di tutti i precari e non tutelati.

A differenza delle occupazioni già in corso al Piccolo di Milano e al Mercadante di Napoli, quella del teatro voluto da Gigi Proietti – che viene ricordato con un lungo applauso – sarà «a tempo», durerà fino a domenica. Una scelta legata alle priorità degli occupanti, tra cui quella di «avere a disposizione un luogo che ci permettesse di elaborare contenuti in sicurezza» e di chiedere con maggiore forza di essere convocati in un tavolo interministeriale quanto prima. Nel frattempo la vicinanza da parte delle istituzioni non è mancata, nella mattinata hanno espresso la loro solidarietà, tra gli altri, la nuova assessora comunale alla Cultura Lorenza Fruci e il direttore del Teatro di Roma Giorgio Barberio Corsetti.

Nel pomeriggio durante l’assemblea cittadina è intervenuto Franceschini promettendo la proroga dei bonus e fissando un incontro per il 22 aprile, a cui parteciperà anche il ministro del Lavoro Orlando.
Al di là del piano prettamente rivendicativo, è nelle pause tra un’assemblea e l’altra che si respira un’aria gioiosa e di entusiasmo, com’è naturale che avvenga quando la collettività porta vita e progetti, anche se per pochi giorni, in un luogo prima inanimato. Gli organizzatori hanno improntato ogni scelta alla sicurezza, a partire da quella di occupare un teatro all’aperto.

Oltre alle misure di controllo a cui siamo abituati e una grande attenzione affinché siano rispettate, una possibilità importante è quella di effettuare, per chiunque lo desideri, un tampone rapido sul posto al prezzo popolare di 5 euro. Per i prossimi giorni sono previsti tavoli tematici la mattina, per approfondire il confronto sulle questioni al cuore delle mobilitazioni. Il pomeriggio ci saranno invece agorà cittadine e oggi una videoconferenza con altre realtà occupate, fino all’assemblea nazionale di domenica. Dopo i cento teatri occupati in Francia anche il Italia il mondo della cultura si sta facendo sentire, chissà che il fenomeno non si diffonda secondo lo slogan Occupons partout.