A quaranta giorni di distanza dall’ultimo incontro, Cgil, Cisl e Uil tornano oggi a palazzo Chigi. Il presidente del Consiglio Mario Draghi incontrerà infatti le parti sociali nell’ambito del confronto sul Recovery plan: alle 12 toccherà a Maurizio Landini, Luigi Sbarra e Pierpaolo Bombardieri senza delegazioni ma in presenza; alle 17 a Carlo Bonomi di Confindustria e alle altre associazioni datoriali.
L’ultima volta fu per firmare il patto sulla pubblica amministrazione con il ministro Renato Brunetta a suggellare un inaspettato ritorno al dialogo con l’inventore dei «fannulloni».

Oggi invece i sindacati chiederanno a Draghi di essere coinvolti nella governance dell’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) per monitorare le procedure, i tempi e la trasparenza. La richiesta è di affiancare ad ogni progetto la sua ricaduta occupazione, cosa che il governo Conte non aveva previsto e che l’attuale governo Draghi non è chiaro se prevederà.

La Cisl da parte sua propone anche che si faccia un patto con tutte le forze sociali sulle cose che servono per favorire l’attuazione del piano.

I tempi molto stringenti per la consegna del Pnrr a Bruxelles non consentiranno una ridiscussione del contenuto, ma Landini, Sbarra e Bombardieri puntano a chiedere risorse ulteriori per la sanità pubblica.

IERI LA CGIL HA DETTO LA SUA sul Documento di economia e finanza che fissa il rapporto deficit Pil oltre 11% per quest’anno, il debito al 160% del pil e il rientro del deficit nei parametri del 3% spostato al 2025. «L’incidenza della pandemia e il piano vaccinale condizionano le scelte economiche e continueranno a condizionarle – ha detto in audizione alla camera la vicesegretaria Gianna Fracassi – . Il punto centrale particolarmente critico è l’occupazione, serve un piano straordinario per la piena occupazione in sinergia con la riforma degli ammortizzatori e una risposta ai lavoratori più colpiti, giovani e donne, e su versante territoriale».

La Cgil «ritiene tra le riforme abilitanti in questa fase sono gli interventi sulla qualità del lavoro. Una ripresa che si basi sulla precarietà in questa fase non è accettabile». Infine, la Cgil ha «chiesto una riforma fiscale complessiva» e «lo spostamento della determinazione di questa riforma nella seconda metà del 2021 è particolarmente preoccupante, sia perché è necessario intervenire, sia perché per affrontare i temi delle disuguaglianze fiscali».

Sempre ieri invece si è tenuto un altro incontro importante fra i sindacati e il ministro delle infrastrutture Enrico Giovannini. «L’incontro è stato positivo e segna l’avvio di un confronto – dichiarano i segretari nazionali di Feneal Uil, Filca Cisl, Fillea Cgil Vito Panzarella, Enzo Pelle e Alessandro Genovesi – . Il ministro ha ribadito la validità e bontà degli accordi sottoscritti con il passato governo sull’accelerazione delle opere pubbliche, la centralità che assumerà sempre di più la qualificazione delle stazioni appaltanti e relativo personale tecnico, la volontà di rafforzare gli interventi infrastrutturali con particolare attenzione al trasporto ferroviario e navale».

L’INCONTRO AVVIENE a pochi giorni dall’annuncio di Draghi sulla nomina dei commissari per le 57 opere prioritarie. «Per tutte queste opere – sottolinea il segretario della Fillea Cgil Alessandro Genovesi – prevederemo la possibilità di lavorare 24 ore su 24, sette giorni su sette. Ma lo faremo senza che l’azienda possa chiedere di utilizzare lo straordinario così da assumere almeno il 20% in più di forza lavoro».

Un impegno importante che arriva dopo lo stop di Giovannini ai tanti che nel governo e fuori – a partire dal presidente dell’Antitrust Roberto Rustichelli – chiedevano di derogare al codice degli appalti per accelerare i cantieri.