Rush finale sul Recovery plan. Se da Bruxelles il commissario al Bilancio Johannes Hahn spiega che la logica per erogare i fondi sarà quella del «chi prima arriva, prima viene servito», in Italia Mario Draghi cerca l’ultimo accordo con i partiti sul piano da spedire alla commissione entro il 30 aprile.
Fare in fretta consentirà di avere prima i soldi europei. Il commissario Hahn ha definito «molto realistico» prevedere che gli stati membri che si vedranno approvare per primi i piani di ripresa e resilienza potranno ricevere «il pre-finanziamento del Next Generation Eu, pari al 13%» dell’ammontare allocato agli Stati, circa 45 miliardi di euro, nel corso del mese luglio, mentre la seconda tranche arriverebbe a settembre.
I paesi sono chiamati a presentare i loro piani entro fine aprile, poi toccherà alla Commissione europea e al Consiglio europeo valutarli.
L’appuntamento è fissato per il 27 aprile. La conferenza dei capigruppo del Senato ha infatti calendarizzato per quel giorno le comunicazioni del premier Mario Draghi sul Recovery Plan, che verrà esaminato dal Consiglio dei ministri la prossima settimana. Prima, però, Draghi ha scelto di convocare i partiti per un confronto sul nuovo testo. Mentre la ministra per gli Affari regionali, Mariastella Gelmini, gestirà il coinvolgimento degli enti locali nella Conferenza unificata con Regioni, Comuni e Province, alla quale nel giro di tre giorni interverranno tutti i membri dell’esecutivo.
Il via libera del Consiglio dei ministri dovrebbe arrivare la prossima settimana ma prima Draghi ha convocato i partiti di maggioranza e opposizione. Tutti coinvolti, nella fase finale di chiusura del piano monstre da circa 200 miliardi, di cui 19 per la Sanità. Ma non è facile comporre tutti gli auspici: la sensibilità dei partiti è altissima, come dimostrano le barricate alzate dal M5s al solo trapelare di voci su un ridimensionamento del Superbonus.
Intanto la presidente dell’esecutivo comunitario Ursula von der Leyen, ha infine annunciato che il 30% delle risorse necessarie per finanziare il Next Generation Eu sarà raccolto sui mercati attraverso l’emissione di green bond. Per sostenere la ripresa economica in tutta l’Unione europea, sarà necessario raccogliere sul mercato circa 800 miliardi di euro da qui al 2026.
I titoli avranno durata tra i tre e i trenta anni e il 30%, circa 250 miliardi, saranno «green bond», obbligazioni verdi. La prima emissione è pronta per giugno, ma sono ancora in corso i processi di ratifica nazionali del piano: è questa la grande tegola che pende anche sull’Italia, che è stata tra i primi Paesi a ratificare. Il vicepresidente della Bce Luis de Guindos avverte che è essenziale «evitare qualsiasi ritardo» per non intaccare la «percezione molto positiva» che ha il piano sui mercati.