Continua la corsa dell’inflazione, spinta dal caro-energia. Per l’Istat ha segnato a maggio 2022 il record dai tempi della lira, dal marzo 1986, quando era a +7%, rileva l’Istat. L’indice nazionale dei prezzi al consumo, al lordo dei tabacchi, è aumentato dello 0,9% su base mensile e del 6,9% su base annua, contro il +6% di aprile. Pesano i beni energetici (+42,2%, contro il +39,5% del mese precedente); i beni ad alta frequenza di acquisto come quelli alimentari. «Gli elevati aumenti dei prezzi dei beni energetici – sottolinea l’Istat – continuano a essere il traino dell’inflazione e le loro conseguenze si propagano sempre più agli altri comparti merceologici, i cui accresciuti costi di produzione si riverberano sulla fase finale della commercializzazione».

La crescita acquisita del prodotto interno lordo (Pil) si attesterebbe al 2,6%, contro il precedente 2,2%. Dunque si registra un aumento. La revisione, sostiene l’Istat è «in linea con le più recenti stime del ministero dell’Economia e delle Finanze e porta al 2,6% la crescita acquisita per il 2022, ovvero quella che si realizzerebbe se il pil restasse invariato da qui a fine anno», ha commentato il ministero dell’economia e delle finanze (Mef) secondo il quale è previsto entro giugno «un significativo aumento del Pil sul primo trimestre che metterebbe il percorso di crescita annua in linea con la previsione del Documento di economia e finanza (Def) o quantomeno prossimo ad essa». Per i trimestri successivi, ha sottolineato via XX settembre, «sarà fondamentale dare piena attuazione alle misure predisposte con i recenti decreti e proseguire nel percorso di realizzazione delle riforme e degli investimenti previsti dal Pnrr».

A trainare la crescita non sono i consumi ma gli investimenti. l’Istat rileva una diminuzione dello 0,6% dei consumi finali nazionali, a fronte di un aumento del 3,9% degli investimenti fissi lordi; le importazioni e le esportazioni sono cresciute, rispettivamente, del 4,3% e del 3,5%.