Isabelle Tarry è una giovane americana, bella e immensamente ricca. Il marito, spericolato aviatore, si è schiantato con il suo aereo lasciandola vedova a ventisei anni e libera di trasferirsi in Francia, terra d’origine della sua famiglia, per rifarsi una vita. Le porte dei più esclusivi salotti parigini si aprono per lei, che si getta negli svaghi mondani dell’opulenta società francese e cosmopolita e in relazioni con potenziali secondi mariti. Ha inizio così il fortunato romanzo del 1936 di Rebecca West, The Thinking Reed, ora edito in Italia per la prima volta da Fazi con il titolo Un matrimonio non premeditato (traduzione di Stefano Tummolini, pp. 396, € 18,50).

Raffinata tessitrice di congetture, Isabelle crede fermamente nella «potenza chiarificatrice dell’intelletto» e nella ragione per imporre un ordine sulla sua vita. Perciò, dopo aver a lungo rimuginato su chi dei tre uomini pronti a sposarla l’avrebbe aiutata a ricomporre la sua vita, la raziocinante Isabelle trova d’impulso una soluzione al dilemma.

Da un amante all’altro
Con un melodrammatico colpo di scena si libera del primo amante, un affascinante aristocratico collerico e imprevedibile, e del secondo pretendente, un ricco americano tanto perfetto da rasentare la noia, per gettarsi fra le braccia del poco attraente industriale di auto Marc Sallafranque, che la sua ragione aveva scartato a prescindere. Divenuti marito e moglie nel giro di una settimana, sfrecciano su auto di produzione familiare lungo la Riviera, fra Antibes, Cannes e Monte Carlo, nella lussuosa stazione balneare di Le Touquet e per le vie di Parigi. Assediati dagli abituali frequentatori di questi luoghi, vengono trascinati in pranzi e cene, giochi di società e noiosissime feste dove i protagonisti di quel mondo vacuo e decadente si espongono alle acute speculazioni della giovane americana.

Narrato dal punto di vista di Isabelle, il romanzo si svolge perlopiù in questi ambienti alla moda: ville, palazzi, alberghi e casinò, dove si beve e si gioca per ingannare il tempo e la vita. West ritrae questa folla fluida con lo sguardo forestiero della sua eroina, che la osserva come fosse il cast di un dramma in cui è entrata anche lei sposando Marc.

Nel suo stile elegante e leggero di brillante giornalista, West mette sotto il riflettore la vita di questi privilegiati che hanno sostituito la parola con «il calcolo numerico al tavolo da bridge o di backgammon» e i rapporti umani con le loro tresche promiscue e ipocrite. Talvolta sembra far indugiare fin troppo la mente della sua portavoce nell’analisi di esistenze dedite al piacere e al pettegolezzo, forse lei stessa affascinata dall’irreversibile nulla in cui si consumano, incapaci di percepire la storia che, intanto, fa il suo corso – gli scioperi nelle fabbriche di Marc, le trame politiche sullo scacchiere europeo, l’incombere della Grande Depressione.

La doppia voce di Isabelle – quella pubblica e quella che «come una spola…sul telaio» tiene sempre in movimento la sua fervida mente – manda avanti la narrazione, l’indagine sulla natura umana e il declino di un’epoca incarnato da quella gente che lei non amava frequentare. Dal suo intimo reportage emergono ritratti memorabili: una principessa russa in esilio, un rancoroso funzionario di governo, volgari trafficanti internazionali, disgustose e avide signore inglesi. Alleato imprevisto nella sua spietata analisi è proprio Marc, l’unico milionario ad avere un vero lavoro. Anche lui trova tossico l’ambiente in cui sono invischiati ed è altrettanto convinto che il capitalismo sia fonte di sofferenza e la ricchezza porti degrado umano e solitudine. Del resto, come indica il titolo originale tratto da un pensiero di Pascal, l’essere umano è un fragile giunco nel vento, benché pensante.

Opposta al suo modello
La protagonista di Un matrimonio non premeditato ricorda la Isabel Archer di Henry James in Ritratto di signora, aggiornata ai tempi moderni e epurata da ogni residuo di morale puritana. West pubblicò una biografia dello scrittore nel 1916 e la sua Isabelle sembra voler riscattare il triste destino dell’omonima eroina, soggiogata dal gretto e formale marito Osmond di cui il generoso e maldestro Marc è l’opposto. Come opposta è la donna di Rebecca West, indipendente nel suo pensare e nelle sue scelte anche quando le circostanze le sono avverse.