Ancora c’è gente che va a deporre fiori sugli scalini della Corte suprema o alla scuola di legge di Harvard, per ricordare la giudice della Corte suprema Ruth Ginsberg appena scomparsa, e già il conflitto politico ne sbrana la memoria e fa scorrere il sangue su quel posto vuoto tra i nove massimi giudici del paese. Giudici che potrebbero dover decidere un’elezione presidenziale a cui mancano poche settimane.

Donald Trump ha già deciso, «la mia candidata sarà una donna – ha detto – e la nominerò questo weekend». Il leader di maggioranza al senato, il repubblicano Mitch McConnell, ha detto di essere pronto a votare subito, una rara esibizione di opportunismo dopo aver bloccato per quasi un anno il candidato di Obama.

JOE BIDEN ATTACCA «l’abuso di potere», lancia appelli disperati ai senatori repubblicani a «seguire la coscienza» e giura che, toccasse a lui, consulterebbe anche i repubblicani.

Sulla rampa di lancio di Trump ci sono Amy Coney Barrett, 48 anni, cattolica integralista anti-abortista (ha 7 figli) anti-immigrati e pro-armi, e Barbara Lagoa, cubano-americana di Miami, 53 anni, che iniziò la carriera difendendo gratuitamente la famiglia «americana» contro quella «cubana» di Elian Gonzalez, il ragazzino salvato dalla boat-people su cui era annegata la madre.

Ma anche Kate Todd, consigliere giuridico della Casa Bianca, già assistente del giudice supremo Clarence Thomas (uno che MeToo avrebbe fatto emigrare su Marte, un nero conservatore accusato di molestie in un celebre caso degli anni ’90), e Joan Larsen, 51 anni, già assistente di un altro supergiudice conservatore, Antonin Scalia.

A SBRICIOLARE le ultime volontà di Ruth Ginsberg, quel «fervente desiderio» di essere sostituita dal prossimo presidente, ci sta pensando personalmente Trump: «L’ha detto alla nipote? Forse è un trucco dei democratici, di Nancy Pelosi o di Schumer o del losco Schiff», rispettivamente la speaker della Camera, il presidente della commissione intelligence e il leader democratico al Senato.

Nulla sembra poter fermare i trumpisti. La manovra nota come «opzione nucleare» (votare a maggioranza semplice e non 60 sui 100 senatori) è già stata eseguita per il giudice supremo precedente, sempre di Trump che di senatori ne ha 53 – ma furono i democratici a inaugurarla nel 2013 per alcuni loro giudici federali, e ora pagano caro.

Ma un trucco c’è. Lo mise a punto Franklin Delano Roosevelt nel ’37, quando la Corte suprema gli bocciò a ripetizione pezzi di legge del New Deal. Siccome non c’è scritto da nessuna parte che i giudici supremi debbano essere proprio nove, fece presentare una legge per aggiungere un giudice per ciascuno degli eletti che avesse superato i 70 anni e 6 mesi. Bastò il gesto: la Corte suprema si arrese.

INTANTO LA SALMA di RBG viene esposta nella camera ardente alla Corte suprema e si prepara la sepoltura nel cimitero nazionale di Arlington, tra presidenti e eroi di guerra.

Già malata, Obama le chiese se voleva essere sostituita e lei rifiutò, confidando in Hillary Clinton: «Se vince Trump – disse – emigro in Nuova Zelanda». Sta andando più lontano.