Mentre la nazionale di Juan Antonio Pizzi è impegnata negli Usa ad affrontare l’ultima fase della Copa America Centenario, rassegna continentale ospitata e vinta proprio un anno fa, diverse squadre di club della massima divisione nazionale, boccheggiano. Talmente tanto che, nella lunghissima striscia di terra dell’America latina, si parla addirittura della fine dei mitici sodalizi «mineros», ovvero quelli finanziati dall’industria del rame, principale risorsa in termini di gestione. Sono quattro, in tutto, ad aver visto il piatto piangere di questi tempi: Cobreloa, Cobresal, O’Higgins e Huachipato, tutti legati – più o meno direttamente – alla Codelco l’azienda estrattiva statale dell’oro rosso, impegnata ad una revisione generale dei conti e ad un conseguente restringimento dei cordoni della borsa. Le dure politiche di tagli e di austerità annunciate ad inizio anno dalla compagnia statale, il cui piano di riduzione costi è stato progettato per resistere al violento collasso del prezzo del metallo, contempla un risparmio di quasi 574 milioni di dollari.

Di questo «poker», è certamente il primo club della lista a rischiare maggiormente, il Cobreloa, otto volte campione di Cile nella sua storia e che nel 2004 soffiò il titolo ai mostri sacri del Colo Colo. Ogni anno, tutti i giocatori – staff tecnico compreso – del club di Calama, città «precipizio» (a 2mila 300 metri di altitudine) di 138mila abitanti circa nel nord del paese, visitano la locale miniera a cielo aperto di Chuquicamata, nel cuore della regioni di Antofagasta. Un taglio violentissimo del contributo statale, ha visto il passaggio dagli 1,5 milioni di dollari percepiti fino al 2012, a 645mila nel 2015 e 320mila fisso per l’ultima stagione calcistica. E da queste parti ci si chiede, piuttosto preoccupati, come andrà a finire. Un po’ più a sud c’è la piccola città che conta poco meno di 9mila anime, El Salvador, nel pieno del deserto ci Atacama, quartier generale del Cobresal, campione a soropresa del torneo di Clausura del 2015. L’oro rosso viene estratto anche qui. «Non sappiamo a cosa andremo in contro, certamente dovremo navigare a vista e provare strade alternative che favoriscano l’autosostentamento del club – ha spiegato laconico, alla testata giornalistica cilena La Tercera Cristian Pizarro, presidente del Cobresal, sodalizio arancione (stesso colore del Cobreloa), proprio come il rame quando luccica- E che, peraltro, come stemma ha un pallone che indossa il casco giallo da minatore -. Una cosa è certa: i tempi che ci hanno legato indissolubilmente all’industria statale del rame sono finiti».

Qualche dato che aiuti a capire la situazione: il rame, in qualche modo, è un indicatore perfetto per definire il presente e il futuro finanziario. Perché viene utilizzato praticamente per tutto, dalle tecnologie più sofisticate alla rifinitura dei palazzi in costruzione. Se cala la produzione di rame, vuol dire che non c’è più progresso. Il crollo del prezzo del metallo è cominciato con un 30% e da lì non ci si è più fermati. Oggi il suo prezzo si avvicina molto ai costi di produzioni, che si attestano sui 2,23 dollari americani a libbra, secondo i dati diffusi proprio dalla Commissione Cilena del Rame, la Cohilco. Il Cile, in generale, copre il 31% della produzione mondiale di oro rosso ed è comprensibilmente la prima voce di merito nell’economia del paese, sia in termini di esportazioni che di occupazione. E di investimenti stranieri. Scendendo nei particolari, il fatturato cileno prodotto dall’esportazione del rame, prendendo a riferimento il bimestre gennaio-febbraio 2015, ammonta a poco meno di 11 milioni di dollari.

I destini di rame e pallone, in Cile, non potevano che essere incrociati: la vittoria dell’ultima Copa America casalinga nel segno di Arturo Vidal e dell’ex ct argentino Jorge Sampaoli (ora nuovo tecnico del Siviglia) e del Clausura 2015, in cui ha trionfato il Cobresal, appaiono come palliativi di una situazione che, sul medio-lungo termine, rischia di far arrancare economia e, di conseguenza, il calcio locale. Perché i 4 club mineros, costituiscono la storia riflessa del pallone «rojo». E se l’O’Higgins di Rancagua, si limita da tempo a semplici contratti di sponsorizzazione con la Codelco, annaspando – tuttavia – in termini economici, a dettare i termini definitivi della rottura tra rame e calcio professionistico è il cd Huachipato. Ma con lieto fine: «I contributi restanti, provenienti dalle miniere non finanzieranno più la società professionistica di prima divisione, che si è sempre intascata l’intera posta, ma i club giovanili e dilettantistici per lo sviluppo del calcio e della società del territorio», ha indicato la via Rodrigo Briceno, nuovo presidente del club e Responsabile della Pianificazione della Compagnia Siderurgica Hauchipato. Come a dire: se è vero che crisi è sinonimo di opportunità, tanto vale guardare alle nuove generazioni. Chapeau.