Se ne parlava da mesi ma ora la notizia ha assunto i toni dell’ufficialità. La Rai ha infatti deciso di sciogliere gli accordi che aveva sigliato con YouTube nel 2008 e che permettevano alla piattaforma di video streaming di Google di proporre ai cybernauti della rete qualcosa come 40 mila video della produzione Rai. La ragione è ovviamente economica, in un momento in cui la spending review è di casa a viale Mazzini con una spada di Damocle rappresentata dalla richiesta del Presidente del consiglio Renzi fatta alla direzione di viale Mazzini di contribuire a sgravare il bilancio statale, con un taglio di qualcosa come 150 milioni di euro. E allora si prova a tagliare o a «monetizzare» velocemente quanto si ha in magazzino. Al centro del disaccordo con la piattaforma video del colosso di Mountain View – come spiegava sul finire del 2013 il Direttore generale Luigi Gubitosi quando aveva annunciato la revisione della trattativa, i diritti video Rai che sarebbero eccessivamente bassi. «C’è stata disattenzione – aveva dichiarato Gubitosi – e i diritti sono stati concessi ad un prezzo irrisorio». Perché il nodo principale sul quale non si è trovato l’accordo riguarda la raccolta pubblicitaria che la Rai voleva passasse da Google alla loro concessionaria. Una richiesta non accolta dai vertici del gruppo americano. Via quindi al trasferimento – a partire dal 1 giugno – dei 40 mila video che, è uno studio fatto dagli analisti pubblicitari nelle scorse settimane, potrebbe raccogliere per conto della tv di stato circa 1,4 milioni inserzionisti.

Al contempo Gubitosi avrebbe già avviato delle trattative con Msn Microsoft che potrà mettere online alcuni video, ma sempre a patto che sia la Rai a occuparsi della pubblicità. L’accordo, siglato a suo tempo tra RaiNet e Google, ha impegnato per sei anni l’azienda a consegnare 7 mila video l’anno in cambio di una somma intorno ai 700 mila euro. Somma molto bassa, se si considera che YouTube per ogni video proposto su web carica un messaggio pubblicitario di una ventina di secondi, una visione alla quale gli utenti non possono sottrarsi. Jingle che moltiplicati per 40 mila fanno una somma sicuramente molto pià alta. La recessione del contratto con il colosso di Mountain Vie – secondo un recente studio di Miltward Brown Optimor, la società che stila l’annuale classifica dei primi 100 brand al mondo, un marchio dal valore stimato intorno ai 159 miliardi di dollari, segna l’inizio però di una possibile battaglia legale. Infatti, su YouTube ci sono milioni di altri video – perlopiù caricati dagli stessi visitatori – i cosiddentti upload – che la Rai intende riprendersi. Si tratta di materiali estrapolati dalle varie edizioni del festival di Sanremo, le partite della nazionale, i notiziari e materiale d’archivio in parte già visibile sulla piattaforma di Raiteche.

Un’operazione lunga e delicata che procede di pari passo con il ricorso presentato dal Cda Rai contro il Decreto «Renzi», con il quale si chiedono tagli per 150 milioni di euro e che l’Usigrai ha già definito «inconstituzionale».