Sono liberi professionisti, insegnanti, artisti, giornalisti e tecnici, autori e registi, giuristi e massmediologi, ma soprattutto gente comune, gli uomini e le donne che il «violinista pazzo» (come ama autodefinirsi citando Pessoa) Marco Quaranta, musicista e attivista, presidente di un circolo Anpi, trascina in un’avventura che qualcuno chiama utopia: la riforma del Servizio pubblico.

Così nel 2010, ispirandosi al Move On americano, il movimento di politica attiva che ha sostenuto attraverso la Rete un percorso di riforme sociali, nasce MoveOn Italia, soggetto diffuso e plurale, che grazie alle tecnologie e ai social network si agglomera spontaneamente: una nuova forma di rappresentanza sociale, nata dalla voglia di riscatto democratico e di partecipazione ai processi di formazione della pubblica opinione. Cuore della proposta politica, la riforma della Rai come servizio pubblico dei cittadini a rischio indipendenza. In un momento di massima lontananza dei cittadini dalla politica e dalle istituzioni, assume straordinario rilievo il ruolo di un servizio pubblico che rimetta al centro della sua missione i cittadini fornendo loro, in maniera universale, strumenti di accesso alla comunicazione, anche dal basso; e al tempo stesso rafforzi il suo statuto di garanzia di pluralismo, controllo dei poteri e libera diffusione dei saperi, pilastro democratico nella formazione di una coscienza critica.

Con questo spirito si prova a fare entrare le proposte dei cittadini in parlamento e a far uscire i parlamentari dal Palazzo, creando un Tavolo istruttorio Parlamento-Società civile che dal novembre 2013 all’aprire 2014 si riunisce nella Sala Poli della Camera, con i rappresentanti di associazioni, sindacati, esperti di comunicazione e Ict, giuristi e parlamentari, partorendo infine una proposta di riforma, «La Rai ai cittadini», redatta da un comitato tecnico-scientifico di cui fanno parte, tra gli altri, Tana de Zulueta, Nicola D’Angelo, Roberto Mastroianni, Elisabetta Rubini, Vincenzo Vita e Sergio Bellucci.

Oggi i semi di quella proposta, messa a disposizione dei gruppi parlamentari, hanno fatto sbocciare diversi testi depositati fra Camera e Senato, che si richiamano più o meno fedelmente all’originale di MoveOn Italia. Dalla definizione di Rai Bene Comune al riconoscimento del «diritto di rappresentanza» di associazioni, fondazioni, ong, utenti e lavoratori negli organismi di controllo della nuova governance, fino ai criteri di pubblicità delle nomine e determinazione di competenze e incompatibilità per i consiglieri di amministrazione, le proposte di M5S, Pd-Sel (Fratoianni-Civati-Zampa), Centro democratico (Marazziti) e Lega Nord (Caparini) alla Camera, Psi-Autonomie (Buemi-Longo), Sel (De Petris) e Pd (Fornaro) al Senato, hanno accolto idee e richieste della società civile. Un risultato ottenuto anche grazie alla mobilitazione promossa da MoveOn Italia, che segna un nuovo protagonismo dei cittadini paragonabile a quello per la scuola pubblica: quando è in gioco l’informazione, l’educazione, e la conoscenza, è in gioco la democrazia e il futuro dell’Italia. Qualcuno inizia a capirlo, anche in parlamento.

Martedì 19 maggio a Roma, dalle 10 in via di Campo Marzio 24, assemblea pubblica per discutere la riforma con, tra gli altri, Carlo Freccero, Vinicio Peluffo, Giuseppe Civati, Alberto Airola, Raffaele Ranucci, Loredana De Petris, Santo Della Volpe, Renato Parascandolo, Loris Mazzetti, Vincenzo Vita, Federico Fornaro, Silvia Garambois, Roberto Mastroianni, Sergio Bellucci, Giorgio Balzoni. Sono stati invitati il sottosegretario Giacomelli e Roberto Fico, presidente della Vigilanza Rai.