Nonostante la città semideserta, la campagna elettorale per le comunali del 3 ottobre a Roma è già entrata nel vivo. Con tanto di ultime due sedute al veleno per il consiglio comunale, con le opposizioni prima a bloccare la delibera di Raggi sul riordino delle partecipate e i grillini (sono rimasti solo 19 consiglieri su 29 iniziali) che per ritorsione il giorno dopo hanno insultato gli altri partiti al grido di «vergogna, indecenti» (parole del consigliere Paolo Ferrara). E la sindaca, intervenuta alla fine dei lavori di mercoledì, dedicati ai poteri di Roma Capitale, per dire che anche l’ultima riunione dell’assemblea è stata «di facciata, un’occasione persa».

PESA LO SCHIAFFO delle opposizioni, che martedì avevano bloccato con 26 voti contro 18 il blitz sulle partecipate quando ormai il mandato è ai titoli di coda. Uno smacco per Raggi, che esce di scena con la certificazione di essere una sindaca in netta minoranza. E offre così argomenti ai suoi sfidanti, nonostante una martellante campagna social con cui ogni giorno mostra strade e piazze riqualificate o ripulite.

Roberto Gualtieri, candidato sindaco del centrosinistra, dice che «abbiamo evitato scelte frettolose e goffe». E parla di «chiusura ignominiosa di questa consiliatura». Ieri ha presentato il suo programma, vastissimo (140 pagine), ma «realizzabile», che vede tra i primi punti «un piano di pulizia straordinaria della città che terminerà in 18 mesi» e che dovrebbe mostrare i «primi effetti visibili in 6 mesi». Sui trasporti, il dem annuncia che terrà aperte le metropolitane 24 ore nei fine settimana, e assicura forti investimenti grazie al PNRR di cui si è a lungo occupato da ministro dell’Economia: cura del ferro su ferrovie, tram e metropolitane.

SULL’ALTRO TEMA SPINOSO, i rifiuti, propone alcuni obiettivi: raccolta differenziata sopra al 50% entro i primi due anni e tra il 65 e il 70% entro il 2026; dotazione impiantistica di trattamento e riciclo per portare Roma in 5 anni all’autonomia industriale e alla chiusura del ciclo dei rifiuti al 95%; attivazione di una bioraffineria e di tre impianti di tritovagliatura per pretrattare 1000 tonnellate di rifiuti indifferenziati al giorno. Infine, Gualtieri si impegna a ridurre la tassa sui rifiuti del 20% in 5 anni. Chissà.

COMPLESSIVAMENTE, il candidato Pd punta a una forte decentramento a favore dei municipi, a partire da 15 nuovi ospedali di comunità, uno per quartiere, dove curare le malattie meno gravi. C’è anche l’idea di un clinica veterinaria pubblica. Il concetto chiave è quello di «vicinanza», di provare a «facilitare la vita ai romani». Nella stessa direzione va l’impegno (tutto da verificare) di una «città dei 15 minuti», in cui «i servizi siano vicini ai cittadini».

C’è poi la proposta di un sindaco della notte (sull’esempio di altre capitali europee), una sorta di assessore che avrà il compito di gestire i locali e la movida per farne sempre più una fonte di crescita economica evitando scontri con i residenti. «Non serve guardare le classifiche internazionali per sapere che Roma non è una città per giovani: poche opportunità, pochi spazi, ormai da due generazioni i più giovani soffrono il peso delle crisi economiche e sociali che ci hanno colpito», ha detto Gualtieri. «Dobbiamo invertire questa spirale». Di qui anche l’idea di riqualificare un centinaio di edifici pubblici dismessi per farne centri per giovani.

«L’alternativa al pantano è Gualtieri», arriva immediato l’elogio di Nicola Zingaretti. «Finalmente una personalità adeguata al ruolo, una visione e idee nuove e vere per il riscatto di Roma. Non sarà semplice ma si può cambiare per vivere meglio e ridare alla Capitale il ruolo che le spetta nel mondo».

CARLO CALENDA ATTACCA: «Sono felice che Gualtieri abbia ripreso il nostro piano rifiuti. Dalla bioraffineria ai tritovagliatori. Ma eludere i due punti cardine (termovalorizzatore e integrazione Ama-Acea) per non scontentare Regione e sindacati, è un grave errore». Paolo Ferrara del M5S è ancora più arrabbiato: «Gualtieri? Un copia e incolla fatto male delle nostre idee e di risultati che abbiamo già raggiunto. Piatto come un foglio di carta velina». Difficile, in questo clima, pensare a qualche forma di intesa tra dem e M5S al ballottaggio.