«Le cantanti blues erano associate al diavolo perché celebravano quella dimensione dell’esistenza umana considerata immorale e malefica, secondo i tenenti della chiesa. Erano delle peccatrici perché cantavano di amore e sesso» (Angela Davis). Erano donne, nere, figlie o nipoti di schiavi, che, negli oscuri anni Venti americani, in cui il razzismo imperava ovunque e il segregazionismo era legge, imbracciarono le chitarre o usarono la loro forte voce per tracciare un nuovo cammino verso la libertà e l’autodeterminazione. Non solo razziale, non solo basata sulla conquista di elementari diritti civili ma soprattutto come donne. Ultimo gradino della società, discriminate non solo...