Dieci anni fa, quando uscì la prima edizione del «Meridiano» delle sue Opere, si poteva parlare di Raffaele La Capria come scrittore acquatico: le sue pagine, fino a quel momento, erano percorse da avvenimenti che formavano un mito privato, esteso ai lettori di medesimo sentire. La Capria aspirava alla più visiva delle caratteristiche dell’acqua, la trasparenza, dopo aver conosciuto anche acque dal fondale torbido. Già la sua prima stagione, segnata da un capolavoro, Ferito a morte, appena conclusa dà avvio al lungo viaggio verso la trasparenza, che consiste nella sottrazione di qualcosa. La Capria si persuade presto che un’opera d’arte...
Alias Domenica