È preannunciato per il 12-14 settembre, nei pressi di Milano, sotto la denominazione di «Festival Boreale», un meeting dell’estrema destra europea promosso da Forza nuova, con gruppi antisemiti e neonazisti provenienti da diversi paesi. Si va dall’Hivm ungherese (Movimento della gioventù delle 64 contee), che vagheggia il ritorno ai vecchi confini dell’impero austro-ungarico, agli spagnoli di Democrazia nacional, il cui leader è già stato condannato in passato come dirigente di un’organizzazione neonazista, ai croati dell’Hcsp (Partito puro dei diritti) sotto processo nel proprio paese per antisemitismo, agli integralisti cattolici di Renouvau français (che hanno in odio i principi della Rivoluzione del 1789), fino alla Nordisk ungdom (Gioventù svedese), ai norvegesi di Malmannen (I custodi) e ai fiamminghi di Voorpost (Avamposto), che ostentano sfacciatamente una runa hitleriana nel proprio simbolo e che vorrebbero riunificare in Europa tutti i popoli di lingua tedesca. Forza nuova fa sapere che tra gli ospiti sarà presente anche un esponente del regime siriano di Assad. Ancora per qualche giorno il luogo rimarrà segreto. Solo questura e prefettura, al momento, ne sono a conoscenza.

Svastiche a Brera

Il tutto si svolgerà ancora una volta in Lombardia, teatro negli ultimi anni di raduni e meeting neonazisti a livello internazionale. Un dato che ha già attirato, in più di un’occasione, l’attenzione della stampa estera. La successione degli incontri è stata impressionante: il 29 maggio 2010, a Cinisello Balsamo, alle porte di Milano, per il ventesimo anniversario della costituzione della rete europea di «Hammerskin», la setta neonazista di origine statunitense, che si considera «l’élite dell’élite» del suprematismo bianco; il 26 novembre del 2011, a Bollate, sempre vicino a Milano, ancora una volta per un festival Hammerskin con delegazioni da paesi non solo europei; il 20 aprile 2013 a Malnate, in provincia di Varese, con tanto di concerto nazi-rock per celebrare il compleanno di Adolf Hitler, promosso dalla cosiddetta «Comunità militante dei dodici raggi», un’articolazione nostrana del variegato universo nazistoide, per finire, il 15 giugno 2013, a Rogoredo, popoloso quartiere milanese, con arrivi di teste rasate anche dall’Est europeo e dagli Stati Uniti, poi visti girare in gruppi numerosi, con tanto di svastiche tatuate in bella mostra, anche in Brera.

Il retroterra lombardo

La scelta della Lombardia non discende solamente dalla sua collocazione geografica (la vicinanza al confine con un’ampia disponibilità di stazioni e aeroporti) ma anche dal suo retroterra politico e culturale. Forza Italia e Alleanza nazionale, prima, poi il Popolo della libertà e la Lega, governano la regione ormai da un ventennio e in questo arco di tempo hanno teso a sdoganare le organizzazioni neofasciste anche con alleanze elettorali. Clamoroso il caso di Milano nel 2006 quando Letizia Moratti imbarcò la Fiamma tricolore proprio mentre il suo segretario nazionale, Luca Romagnoli, si distingueva per alcune dichiarazioni negazioniste.
Non semplici episodi. Sistematica è stata infatti la concessione, attraverso gli assessorati regionali, i comuni e le province gestite dal centro-destra, di patrocini e sostegni finanziari a iniziative revisioniste se non apologetiche del ventennio mussoliniano, dando vita a convegni, finanziati con soldi pubblici, volti a denigrare la Resistenza e rivalutare la Repubblica sociale italiana con i suoi gerarchi.

A Varese, solo poche settimane fa, Pdl e Lega si sono rifiutati di ritirare la cittadinanza onoraria concessa nel 1924 a Benito Mussolini. In compenso si sono intestate targhe e vie a esponenti di quello stesso regime. A Brescia si è arrivati a recuperare una vecchia statua di quasi otto metri, inneggiante all’«Era fascista», da collocare in centro. In questo contesto è anche accaduto che si siano visti esponenti di primo piano del centro-destra, come al Campo X del Cimitero maggiore di Milano, partecipare a celebrazioni in onore dei caduti delle Brigate nere e della Decima Mas.

Il 21 aprile scorso, a riprova che con Roberto Maroni le cose non cambieranno, la giunta regionale ha addirittura inviato una corona di fiori per i repubblichini sepolti in quel campo, beffardamente poi posta vicino a un’insegna delle Ss, e il successivo 22 luglio spedito il gonfalone a Monza in occasione del regicidio di Umberto I°, un raduno grottesco di monarchici e fascisti di ogni risma riunitisi per commemorare un re pluriassassino che nel 1898 fece prendere a cannonate le folle che protestavano per il rincaro del pane.
Attraverso questi atti non si è solo voluto compiere gesti politici, ma anche sedimentare un orientamento di tipo culturale contrario ai principi e ai valori antifascisti sanciti dalla Costituzione.
Questure e prefetture, dal canto loro, si sono distinte per l’assoluta compiacenza, impermeabili a ogni protesta delle associazioni partigiane, dei partiti antifascisti e della società civile, ignorando addirittura le stesse prese di posizione dei sindaci dei territori interessati.

Così a Milano. Si è andati dal raduno di Cinisello del 2010, in cui la Digos ha provveduto a concordare con gli organizzatori l’evento tenendo completamente all’oscuro le autorità cittadine, fino al giugno scorso, a Rogoredo, quando si è sostenuto che nulla si poteva fare per impedire «un incontro privato». Che diranno ora, che non si sa?