I «cattivi» non ci stanno, si rivoltano, promettono di «non mollare», che però suona come una minaccia. Nel Pd romano esplodono i giorni del caos. Dopo la presentazione della mappatura dei circoli di Fabrizio Barca, con i buoni e i cattivi nominati sul palco della festa del Pd romano, ieri è esplosa l’ira dei «bocciati». 27 circoli – ha spiegato l’ex ministro, la relazione è online – perseguono «il potere per il potere»; 13 sono «inerti», una quarantina hanno una «tendenza all’infeudamento» e vengono usati come massa di manovra per i capibastone. Poi ci sono i circoli passabili: 17 «inattivi» e 25 «identitari» che fanno iniziative politiche «ma non rappresentano i cittadini». Infine 44 circoli buoni.

Novità assoluta, quella dell’autoanalisi in pubblico di un partito, voluta dal commissario Matteo Orfini addirittura nella giornata di inaugurazione della festa cittadina. Una scelta ardita, per una «base» già provata dalle inchieste, dall’incertezza in cui versa la giunta Marino ormai sfiduciata dallo stesso Renzi. Un pugno nello stomaco per i volontari della festa, la sera stessa si sono divisi fra fan del rinnovamento («un tentativo serio, non ci siamo abituati») e quelli pronti a mollare le salamelle e tornarsene a casa.

La temperatura interna è incandescente, per questo ieri in mattinata il commissario Matteo Orfini spiega la situazione, a suo modo: «Se vogliamo davvero ricostruire questo partito dobbiamo metterci in testa che abitudini e comportamenti che hanno distrutto il Pd di Roma devono sparire per sempre». Ma «i circoli personali non sono una modalità sana della politica», «non è normale che un circolo funzioni così». Parole non precisamente concilianti.
Come prevedibile, è scoppiata la rivolta, capeggiata dai circoli definiti «dannosi», Eur e Testaccio. «Noi non siamo Mafia Capitale», quella di Barca è «una bella trovata mediatica, criticano tanto lo stile Renzi e poi lo ripropongono». I capicorrente non ci stanno: l’ex assessora provinciale Patrizia Prestipino pretende le «scuse» di Orfini e Barca e annuncia «battaglia giudiziaria», poi corretta su facebook in «battaglia». Marco Di Stefano, deputato ed ex consigliere regionale, indagato per corruzione, lancia accuse velenose all’indirizzo dell’attuale gruppo dirigente: «Peccato che a Barca siano sfuggiti quei circoli, appartenenti a correnti specifiche, alcuni dei quali non hanno mai svolto alcuna attività se non raccogliere voti per eleggere i parlamentari alle primarie».

I più dialoganti invece si precipitano in federazione. Segretari di circolo e militanti, tutti in fila per essere ricevuti da Barca e dal suo team. Alla fine di sette ore di colloqui, non sempre tranquilli l’ex ministro era soddisfatto: «Un risultato straordinariamente positivo», spiega al manifesto, «il 60 per cento dei circoli ’potere per potere’ sono venuti a discutere, non mi sarei mai immaginato tanta voglia di argomentare. Vuol dire che sta funzionando». La valutazione contenuta nella mappatura, del resto «non è un atto finale, ma l’inizio di un processo. Abbiamo destabilizzato il partito, ed abbiamo fatto bene: dobbiamo aspettare che arrivi la magistratura per rompere gli equilibri sbagliati? No, dev’essere la politica a farlo prima».

E per essere «destabilizzato» il Pd romano, lo è parecchio. Forse troppo: «Guardarsi allo specchio fa bene», spiega Luciano Nobili, già vicesegretario. «La comunità politica dei democratici romani sta svolgendo una pubblica autocritica da diversi mesi. Ora però bisogna fare appello alle energie migliori e ripartire. Tornare a essere utili alla città».

Ma non sarà facile tornare alla calma. Ora tocca al commissario Orfini combinare la mappatura di Barca con il suo lavoro di screening sui circoli, e proporre la ripartenza. Ma è un lavoro delicato, che per di più si svolge nella settimana di massima fibrillazione della giunta di Marino che molti danno prossimo alla caduta. Stasera il sindaco sarà alla festa. Dall’accoglienza che riceverà si capirà molto, forse tutto, della sua sorte dell’amministrazione.