Negli anni Settanta in Giappone ci si poteva imbattere nelle strade in gang di sole ragazze, le cosiddette sukeban. Giovanissime e famose per nascondere tra i vestiti lame, rasoi e catene, indipendenti dalla malavita organizzata della yakuza, le sukeban erano la risposta criminale alla marea femminista che investiva tutto il mondo. Ragazze arrabbiate, ma almeno arrabbiate insieme, che parlavano la lingua del crimine e della violenza ma anche quella tutta nuova della liberazione del corpo femminile. «Trascorrere momenti così piacevoli tra sole ragazze mi regalava uno strano senso di onnipotenza» dice Aoi, protagonista di Non è un lavoro per ragazze,...