Lo spettro che si aggira tra Palazzo Chigi, Montecitorio e il Quirinale, ormai è sempre più evidente, si chiama Paolo Savona, l’economista euro scettico che Matteo Salvini e Luigi Di Maio vogliono a tutti i costi sulla poltrona del ministero dell’economia e delle finanze. Un spettro che potrebbe addirittura far saltare il nascituro governo Lega-M5S e che già ieri ha devastato i mercati finanziari, con lo spread che ha toccato la pericolosa quota 216, e la Borsa che in pochi giorni ha bruciato 51 miliardi di euro.

Vediamo la cronaca finanziaria di ieri. Lo spread Btp-bund a dieci anni ha chiuso a 204 punti base, sopra la soglia dei 200 ma al di sotto dei massimi dal febbraio 2014 segnati oggi a 217. Alta tensione anche sul Btp a due anni, con un differenziale a quota 108 punti base. Il tasso sul decennale chiude al 2,44% dopo aver sfondato quota 2,50%. Stabile il divario fra i Btp e i titoli spagnoli e portoghesi a dieci anni, rispettivamente a 100 e 53 punti base.

PIAZZA AFFARI È STATA attraversata per tutto il giorno da una tensione fortissima. La Borsa di Milano ha chiuso con un’altra perdita dell’1,5 per cento che aggrava ulteriormente le perdite dei giorni scorsi che ammontano a 51 miliardi di euro di capitalizzazione. L’indice Ftse All Share ha perso in nove sedute il 7,3%, riducendo la sua capitalizzazione a 646 miliardi. A pagare il prezzo maggiore sono state le banche, affossate dallo spread e dal timore di politiche ostili da parte del nuovo governo: l’indice Ftse All Share Banks ha perso il 15,2%, più del doppio del listino.

Intanto da Bruxelles continuano a mandare messaggi preoccupanti per la formazione del governo e anche in Europa si è capito che l’ostacolo principale è l’ingresso di Paolo Savona e del suo scetticismo verso i trattati, verso l’Euro e verso il ruolo dominante della Germania guidata da Angela Merkel.

A PROPOSITO dello spread l’economista Francesco Giavazzi propone uno scenario inquietante. «Nello spread – spiega Giavazzi – c’è una ’non linearità’: fino a un certo punto si muove tranquillamente, aumenta di 10-20 punti base. Poi ad un certo punto si impenna, non di 20 punti, ma di 200 o 300». «Quello che lo può farlo impennare è una notizia negativa – prosegue l’economista – e la notizia negativa che potrebbe arrivare a breve è un abbassamento del rating del debito pubblico italiano». Giavazzi ricorda le stime sul contratto di governo «che a regime costa 80 miliardi all’anno» e porterebbe il rapporto deficit-pil a crescere di «quattro punti percentuali all’anno invece che scendere lentamente verso quota 125%, come scritto nel Def». Con il rischio, per l’Italia, che il suo debito diventi junk, carta straccia: «Siamo due gradini sopra l’investment grade. Se lo perdiamo la Bce non può più comprare il nostro debito e accettarlo come collaterale dalle banche per finanziarsi».

«Il pericolo è che il downgrade ci porti in quella situazione, con lo spread che balza di 200-300 punti, e a quel punto il problema non è tanto il costo del rifinanziamento – tra l’altro il Tesoro ha allungato la maturità del debito a sette anni – ma il fatto che non c’è più mercato per i nostri titoli di Stato». Tradotto per i non addetti ai lavori, saremmo al disastro. L’incubo della Grecia diventerebbe realtà.

Nella campale giornata di ieri Paolo Gentiloni e il ministro uscente dell’economia, Pier Carlo Padoan, hanno lanciato un allarme, quasi un appello disperato. «Non gettiamo a mare il lavoro fatto in questi anni. In un mese si può distruggere quello che si è costruito in anni».

L’ALTRO TEMA che incombe sulla formazione del nuovo governo è quello delle banche. Ieri il presidente del consiglio incaricato, Giuseppe Conte, ha incontrato il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco. La performance negativa registrata in Borsa dal comparto bancario e attribuita al clima di incertezza politica sarebbe infatti, secondo quanto viene riferito da fonti 5 Stelle di primo piano, uno dei punti più delicati nel confronto tra le forze politiche che compongono la futura maggioranza e il Quirinale. Il Presidente Sergio Mattarella infatti, anche nel conferire l’incarico a Giuseppe Conte, ha rimarcato la necessità di garantire la fiducia dei mercati e la sicurezza dei risparmi degli italiani e Conte ha promesso di diventare il difensore dei risparmiatori.