«E quando dico «uomo», mi riferisco essenzialmente alla sua vecchia cultura, cultura d’arroganza, che lo ha posto al centro dei sistemi, padrone e torturatore, corruttore e venditore di ogni anima della vita». In questa suggestione consegnataci da Anna Maria Ortese nel suo Corpo celeste, vi sono elementi utili per comprendere la rappresentazione dell’umano come nucleo dell’antropocentrismo, insieme alla ragione per cui lo si dovrebbe almeno guardare con sospetto. La posizione di quell’uomo al centro dei sistemi è, infatti, sineddoche di un modello più generale che visivamente ci si può facilmente figurare con l’immagine vitruviana leonardesca, una protervia di cui i...