Oggi non sono più «restistenti» ma «guerrieri», che come definizione è un po’ meno di sinistra (ed è meglio così) e un po’ più simile al modello highlander a cui spesso ha fatto riferimento. E così, mentre sulla capitale diluvia come Dio la manda, a un certo punto della mattinata Beppe Grillo cinguetta tutto contento: «Sono a Roma con i nostri guerrieri. Vinciamo noi» e posta una foto che lo rietrae in una sala del bell’albergo con affaccio sui Fori Imperiali in cui alloggia mentre arringa i suoi parlamentari. Che per dire la verità sono abbastanza, sì, ma non moltissimi come ci si aspetterebbe per la visita che il capo concede in uno dei momenti più duri della battaglia pentastellata. Sarà infatti perché è venerdì, e anche il parlamentare a cinque stelle ha famiglia, o forse a causa del maltempo, ma a disertare l’appuntamento sono in molti. E certe assenze pesano più di altre. Mancano, ad esempio, i senatori dissidenti, stufi di essere avvertiti sempre all’ultimo momento non solo delle decisioni prese, ma anche delle visite del capo, rendendo così impossibile ogni possibilità di dialogo. «Esigiamo rispetto, manca un confronto aperto e poi non possono avvisarci sempre all’ultimo minuto», dice ad esempio il senatore Lorenzo Battista. Stessa cosa per il collega Franco Campanella, che aveva già preso il biglietto per la Sicilia quando giovedì è arrivata la mail che comunicava la discesa a Roma del capo. Certo è che l’assenza dei dissidenti non sembra dispiacere più di tanto, al punto che non manca chi ipotizza che l’incontro con Grillo, inizialmente previsto al Senato, sarebbe stato spostato nell’albergo romano proprio per «evitare discussioni».

Vero? Falso? Poco importa. L’unica cosa che Grillo vuole è starsene in pace con i suoi guerrieri. La riunione è tutta un susseguirsi di baci, abbracci e pacche sulle spalle, con il capo che si complimenta per la battaglia della Camera e l’occupazione delle commissioni. «Continuate così, la gente ci capirà», dice. E poi: «Questi qui non sono abituati all’esistenza di un’opposizione e noi siamo l’unica esistente in parlamento». Niente Aventino però, avverte. I lavori parlamentari vanno seguiti, a partire dalla legge elettorale, usando «l’arma della dolcezza: fate una carezza ai partiti, tanto questi sono morti», esorta in maniera un po’ macabra per uno che pure parla tanto di democrazia.

Tra i più festeggiati dal capo c’è il cittadino Massimo De Rosa, l’autore degli insulti sessisti contro le deputate del pd. Ieri si è saputo che la procura di Roma lo indagherà per ingiurie e lui annuncia una controdenuncia nei confronti delle colleghe democratiche. «Lo farò lunedì – spiega -, per diffamazione o per le accuse ricevute». Ma la più festeggiata di tutti è Loredana Lupo, la deputata spintonata dal questore di Scelta civica Dambruoso. Al termine dell’incontro con Grillo è a dir poco raggiante: «Beppe mi ha abbracciata e baciata, e poi mi ha detto: ’Stai tranquilla e sorridi’», dice mentre si allontana sotto l’ombrello.

Si parla anche dell’impeachment contro il presidente Napolitano. Una scelta che ha spaccato il gruppo, con molti senatori contrari. E se pochi sono quelli che lo hanno detto a chiare lettere, sono molti quelli che non approvano ma per ora si limitanoa mugugnare in silenzio. «Lo so che non abbiamo nessuna possibilità di vincere, che l’impeachmente non passerà mai – avrebbe detto Grillo – ma gli italiani sono con noi». Una spiegazione che a quanto pare convince anche la senatrice Serenella Fucksia, una che giovedì, quando è stata presentata la richiesta di stato in messa d’accusa del capo dello Stato, non ha esitato ad alzare la voce protestando per la decisi[one. Al telefono dopo la riunione, spiega invece convinta: «La gente che prende l’autobus sta con noi, ha capito e ci appoggia».

Oggi, comunque, non c’è posto per le polemiche, almeno tra le belle poltrone vellutate dell’albergo. Fuori, invece, è tutt’altra storia. Già al mattino Grillo aveva postato sul suo blog la richiesta di dimissioni per il presidente della Camera Laura Boldrini e lanciato il solito sondaggio tra gli attivisti. Decisamente più crudo il commento del deputato Manlio Di Stefano, che ha definito la Boldrini «uno zombie che tenta di tornare in vita». Parole che, insieme ai fatti di govedì alla Camera, preoccupano Enrico Letta: « «Stigmatizziamo duramente anche gli attacchi al presidente Boldrini, che a nostro avviso segnalano la volontà di prendere una strada antidemocratica. Il nostro paese deve difendere le sue istituzioni. Al livello di tolleranza eccessivo, il governo reagisce nettamente», ha commentato ieri il presidente del consiglio. Ricevendo in risposta gli insulti del deputato pentastellato Luigo Gallo: «Letta come Mussolini: ‘Tolleranza eccessiva verso M5S’. Forse ha in mente camere a gas per i grillini». Con dolcezza, appunto.