Zap (per noi era Zap più che Paolo) s’era sentito molto male un mese fa a Venezia dove, acciaccato e in condizioni più che critiche, era andato per timbrare per l’ennesima volta il suo “personalissimo cartellino” alla mostra del cinema. Il ricovero in ospedale e il successivo trasferimento al Sant’Eugenio di Roma erano solo serviti a dare la misura della gravità della situazione e l’inevitabilità d’un esito ormai segnato. Quello del rapporto tra Paolo e il cinema era «amore tossico» dei più tenaci e fonte di racconti e battute tra amici. Potevi incontralo per strada o seduto al Piccolo da...