Cultura

Quell’esercizio della costruzione di sé insieme agli altri

Quell’esercizio della costruzione di sé insieme agli altriPippa Young, "Study for: Self-construction", 2015

Scaffale «ll misterioso zoppicare dell’uomo» di Claudio Bazzocchi per Meltemi. L'autore suggerisce come l’attuale momento democratico è segnato da un «disconoscimento della problematicità della condizione umana»

Pubblicato più di 3 anni faEdizione del 15 gennaio 2021

Leggendo Il misterioso zoppicare dell’uomo. Indeterminazione umana, democrazia, autorità e libertà (Meltemi, 2020, pp. 346) di Claudio Bazzocchi, vengono in mente le parole che Franco Fortini scrisse nel 1968 su Quaderni piacentini, poi depositate in Questioni di frontiera (1977): in un tempo che rischia di scambiare «autoritarismo con autorità», bisogna ribadire che quest’ultima si dà «nella misura di cui tra due momenti della medesima persona, due persone diverse, due pensieri, due gruppi umani si realizza un consenso circa un ordine di valori che stabilisca necessariamente un più o meno, un ordine di precedenza e di rilevanza; quindi la guida di quel che è più e che precede. Autorità è la voce, nello stesso tempo, dell’accordo e della gerarchia dei valori che sull’accordo si fonda».

Ed è il presupposto su cui poggia la particolare concezione del comunismo come limite che Fortini pone in essere e che lo rende, ancora oggi, una voce fuori dal coro. A cinquant’anni e più di distanza, le parole di Fortini mi sembra tornino nei ragionamenti di Bazzocchi, per il quale lo spirito del capitalismo contemporaneo si riassume nell’elisione costante di qualsivoglia ordine riflessivo che abbia caratteri di permanenza e nella distruzione di quel possibile accordo fra uomini che risponde all’«esercizio della costruzione di sé assieme agli altri».

L’AUTORITÀ – parola, come sottolinea l’autore, «che nel nostro tempo non gode di alcun prestigio», specie nel discorso filosofico radicale più diffuso – coincide qui con la possibilità di porre in questione l’umano, di interrogarsi, in nome di quell’accordo, sul fondamento stesso dell’esperienza umana, che per Bazzocchi è tragico, segnato da una costitutiva mancanza che, laddove non risolta, può convertirsi in perdurante sofferenza.

È IL DOLORE dell’indeterminato a costituire una posta in gioco per la democrazia, il cui carattere sempre incompiuto non può prescindere da un’interrogazione sulla precarietà dell’esistenza, sulla necessità di dare un senso all’avventura umana, di garantire una protezione simbolica dall’orizzonte del negativo, per dirla con il de Martino tante volte citato dall’autore.

Al contrario, suggerisce Bazzocchi, l’attuale momento democratico è segnato da un «disconoscimento della problematicità della condizione umana» che, mettendo in mora il conflitto intrapsichico o relazionale, trascina l’individuo in un spazio illimitato, privo di frizioni, in cui può «rapportarsi con i ’tu’ senza bisogno di parlare di un ’egli’», col risultato di una «dispersione continua in cui ’io’ e ’tu’ si incontrano per un attimo in infiniti attimi», senza dar luogo a un’unione che non sia transitoria e superficiale.

IL CONTRACCOLPO POLITICO di questa pervasiva orizzontalità, che quasi senza rendersene conto sposa perfettamente i processi di accumulazione capitalistica, producendo un’intellettualità ingannevolmente astratta dai condizionamenti reali e libera di fluttuare in un ripetitivo indifferenziato, ha la sua cartina al tornasole nel dissolvimento del concetto di mediazione. Nessun ordine culturale può darsi senza un ragionamento sul conflitto fra le parti e sulla loro esigenza di rappresentarsi, di farsi soggetto di storia e di possibile egemonia.

Convincono pertanto le pagine che Bazzocchi dedica alla storia del Pci, alle posizioni di Claudio Napoleoni e al rapporto fra politica e cultura nel nostro tempo, vedendo in quest’ultima non più uno strumento di emancipazione, ma un paradossale veicolo di nuove alienazioni e di rivoluzioni passive.

DI FRONTE a questa stringente dittatura del particolare, che oggi si presenta nelle forme assolute dell’individualismo, l’unica resistenza pare a Bazzocchi l’edificazione di un ordine nuovo, che risponda simbolicamente alla necessità di interrogare il fondamento tragico dell’umano. Si tratta di assumere un punto di vista filosofico diversamente radicale, che, per la trama dei riferimenti e per il tenore dell’argomentazione, assume la problematicità dialettica come rischio necessario e come orizzonte politico, in tempi in cui la riflessione sembra spesso seguire direzioni meno complesse.

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