Ne L’ultimo miglio (Manni, pp. 169, euro 14) Angelo Mastrandrea ha colto l’aspetto decisivo della rivoluzione digitale: è una rivoluzione logistica basata sull’automazione e la digitalizzazione delle infrastrutture materiali e immateriali necessarie per spostare le merci fisiche e quelle simboliche. La sua inchiesta ci permette di comprendere questo mondo a partire dalle vite di chi lavora nei magazzini di stoccaggio delle merci, dei corrieri dell’ultimo miglio e dei rider fino all’uscio di casa.

VENIAMO COSÌ IN CONTATTO con le fatiche mentali e i dolori fisici, i turni di lavoro di 12 ore al giorno in un sistema dell’umiliazione e dello sfruttamento. Cinquantenni che perdono il lavoro e consegnano cene giapponesi a consumatori annoiati che potrebbero essere i loro figli, correndo il rischio di farsi derubare dai teppisti di strada. Oppure madri di famiglia che si spezzano le braccia e le gambe facendo maratone in magazzini chilometrici. E ancora: giovani immigrati che fanno parte della nuova composizione sociale di una forza lavoro transnazionale che popola le nostre città.

Dagli hub colossali costruiti da Amazon a Passo Corese all’immensa Cittadella del libro di Stradella fino ai porti e alle strade che percorriamo ogni giorno Mastrandrea ci permette di vivere la vita materiale in cui la massima innovazione tecnologica si alterna con il medioevo digitale costruito sulla frammentazione sociale, il lavoro grigio e nero, nuove devastanti povertà e la criminalità praticata da chi evade le tasse e gioca con le cooperative, scatole vuote delocalizzate per pagare in nero con moneta rumena gli operai in Italia.

Gli incontri con i testimoni e le loro storie permettono al lettore di fare un’esperienza totale. In un mondo dove la violenza sociale e quella dello sfruttamento sono la legge, e non l’eccezione, il racconto mostra come la forza lavoro non è solo vulnerabile e indifesa. È il cuore della nuova produzione. La contraddizione non è nuova, anche se oggi si tende a rimuoverla.

IL SISTEMA È ALIMENTATO dalle prestazioni fisiche e dall’intelligenza di milioni di persone impiegate con salari modesti, o addirittura gratuitamente, in un meccanismo tecno-finanziario che arricchisce i padroni dei Leviatani della rete: Alibaba, Alphabet (Google), Amazon, Apple, Facebook, Microsoft e Tencent. Questi nomi rappresentano la punta di un iceberg, ma sotto c’è un mare pullulante di aziende e capitali che nutrono la bestia.

La verità del libro di Mastrandrea è ardua da capire, anche se di recente è stato dimostrato che è possibile farlo. Sempre però in maniera condizionata: i governi sono subalterni ai Leviatani, i lavoratori restano isolati. Non c’è dubbio che i sindacati siano attivi, e abbiano strappato risultati, tra cui il riconoscimento in Amazon-Italia, mentre negli Stati Uniti questo non avviene. E tuttavia l’azione sindacale è ancora soggetta alle mancanze della legge e ai limiti di quello che è stato definito «contenzioso strategico», soprattutto in ambienti diversi da quelli che ricordano la fabbrica tradizionale.

LA STESSA IDEA DI «SINDACATO» è stata estesa verso una strategia di cittadinanza il cui obiettivo è coinvolgere i governi e gli enti locali e definire un uso pubblico dell’interazione tra la forza lavoro e le macchine contro l’attuale logica privatistica. Il coinvolgimento dei diversi livelli istituzionali, oltre che della società civile, può creare una forza di pressione anche se non sempre riesce a ottenere il risultato auspicato. Il valore del contenzioso è interdittivo, quello della vertenza è limitato, il ricorso alla magistratura è soggetto alle interpretazioni sfuggenti dei giudici, anche se di recente è sembrata emergere una visione comune.

E, salvo anomalie, non si riesce a sanzionare socialmente queste aziende con il boicottaggio colpendo un bene fondamentale: la reputazione, a cominciare da quella in Borsa. Queste tecniche di mobilitazione, sperimentate in altre stagioni del capitalismo dei consumi, potrebbero colpire la base del business dell’e-commerce, del food delivery o del ride hailing: il consenso dei clienti e degli investitori basato sullo sfruttamento dei lavoratori di piattaforma.

In un momento di interregno, dove è più facile accettare i fenomeni morbosi della rivoluzione passiva in corso, i buoni libri permettono di riconoscere i problemi e orientare le soluzioni. L’ultimo miglio riscopre il significato di un sistema confuso, per ragioni di propaganda e di subalternità culturale, con una mitologica personificazione dell’automazione, quella annunciata dalla fantascienza negli ultimi due secoli. L’anima delle macchine è l’essere umano, non viceversa. Prima viene la sua forza lavoro, poi il capitale.