Caryl Churchill è una drammaturgas inglese purtroppo ancora poco messa in scena da noi. Qualche anno fa si erano battute per lei, qui da noi, le angliste Paola Bono e Maria Vittoria Tessitore, traducendo alcuni suoi testi per la nostra scelta alternativa. Ora, a firmare la traduzione di queste «ragazze di successo» è Maggie Rose. Quindi va dato merito al Teatro Due di Parma, e alla regista Monica Nappo (che figura anche tra le interpreti) per l’allestimento di Top girls (ancora oggi e domani in scena al Vascello di Roma). Uno spettacolo da non perdere, dove l’analisi di femminilità in lizza col potere, e la ricaduta su una società inglese che potrebbe essere casa di chiunque, divengono allegoria oltre che spettacolo, racconto educativo ma anche a tratti irresistibile nel suo divertimento.

NON BISOGNA farsi prendere sulle prime da quanto si vede, perché l’inizio dello spettaccolo è in realtà il finale, mentre la seconda ci porta lungo il percorso sociale e «morale» di cui si è già assistito al trionfo. È un pranzo di eccessi ed esibizioni quello su cui lo spettacolo si apre, un pasto di gala per festeggiare una vittoria femminile che ha conquistato una posizione di alto livello nell’importante impresa in cui lavora, sgominando il concorrente maschio. Le invitate sono irresistibili, o quasi, abbarbicate al proprio successo e all’esibizione della loro potenza in società. Una è abbigliata come una cortigiana giapponese dei secoli scorsi, un’altra come una esploratrice scozzese dell’ottocento, un’altra è la papessa Giovanna del nostro medioevo. La padrona di casa, evidentemente la festeggiata, offre loro molto da bere, tutte si parlano addosso senza attender risposta, i piatti serviti sono molto fantasiosi. Ragazze al top, appunto. Tanto che uno si chiede come il racconto sia opera di una scrittrice femminista e «di sinistra».

LA SECONDA parte ce lo spiega: la protagonista dopo una dura gavetta riesce nel superufficio in cui lavora a conquistare una posizione apicale, e quella cui abbiamo assistito è la smodata forma di festeggiamento anche alimentare. In un veloce rovesciamento di prospettiva, escono fuori marachelle e crudeltà che quella stessa protagonista ha dovuto affrontare per diventare leader: comprese situazioni scabrose rispetto ai figli e alla famiglia d’origine. E la chiusa (inquietante per noi governati dalla Meloni) esplicita appunto la paura della prima donna a capo del governo, Margaret Tahtcher, di cui si paventano gli esiti reazionari.
Otto attrici scatenate (compresa la stessa regista) danno il ritmo di quell’abbrutimento sociale made in England. Sara Putignano, la festeggianda, conduce le danze, ma bisogna ricordare almeno Laura Cleri, Cristina Cattellani, Valentina Banci, Paola De Cresccenzo. Spettacolo utile, oltre che divertente e coinvolgente.