Associazione a delinquere, evasione fiscale internazionale, fatture false e riciclaggio sono i reati ipotizzati dalla procura di Napoli a carico di 41 club di calcio, dalla serie A alla Lega pro. Terza ondata di inchieste sullo sport preferito dagli italiani: la prima, Calciopoli, ha raccontato come venivano gestiti i campionati, i rapporti di forza e gli scudetti pilotati; poi Calcioscommesse ha rivelato il giro di soldi intorno alle partite aggiustate a tavolino dai clan italiani e stranieri grazie ai calciatori, vecchie glorie e sportivi in attività, incluse alcune società, che così facevano quadrare i conti.

Ieri è partita l’operazione Calcio malato, la lente di ingrandimento è sulla gestione amministrativa, sui contratti e i rapporti tra procuratori, atleti e club. E così si chiude il cerchio intorno a un gioco che non è più uno sport ma un vorticoso giro di milioni. La Guardia di finanza mette le mani nei contratti di tutte le società di serie A, tranne Bologna e Cagliari.

Le indagini erano cominciate nel 2012: la Guardia di finanza si presentò alla Figc, alla sede di Castelvolturno del Napoli e a Roma, alla Filmauro per acquisire documenti di acquisto e cessione dei diritti sulle prestazioni sportive dei calciatori Walter Gargano, Fabio Quagliarella ed Ezequiel Lavezzi (tutti poi passati ad altri club), i rapporti con gli agenti e le relative movimentazioni finanziarie. Seguendo questo filo secondo la procura è emersa una trama che avvolge tutto il sistema calcio italiano.
Il pool di magistrati coordinato dall’aggiunto Giovanni Melillo ha disposto ieri perquisizioni nelle sedi di 41 club: 18 di serie A tra cui Milan, Inter, Juve, Fiorentina, Chievo, Napoli, Roma, e Lazio; 11 di serie B; le due radiate da Federcalcio, Piacenza e Triestina; 8 di Lega pro in prima e seconda divisione. Dodici i procuratori coinvolti (Hidalgo, Battistini, Rodriguez, Guastadisegno, Rodella, Gallo, Calleri, Vilarino, Calaiò e Leonardi) ma i due nomi eccellenti sono Alessandro Moggi, figlio di Luciano cioè l’ex potentissimo dg della Juventus, e l’argentino Alejandro Mazzoni. Sono 55 i contratti di calciatori al vaglio dei pm di Napoli, in particolare italiani, brasiliani e argentini, tra cui Datolo, Bogdani, Liverani, Fernandez, Scarlato, Stendardo, Davì, Acosta, Paniagua, Cassetti, Jankulovski, Stankevicius, Contini, Bryan, Lavezzi, Legrottaglie, Oddo e Tacchinardi.

Tra i documenti visionati, quelli relativi ad Adrian Mutu, ex di Inter, Juventus e Fiorentina; al centrocampista del Milan Antonio Nocerino; a Ciro Immobile, al 50% della Juve, nell’ultima stagione al Genoa; a Giuseppe Sculli, attaccante del Pescara in prestito dalla Lazio, nipote di un boss di ‘ndrangheta e coinvolto in Calcioscommesse. Molti i nomi legati al Napoli: il centrocampista Jesùs Datolo, Emanuele Calaiò, German Denis (ora all’Atalanta), Ignacio Fideleff, Salvatore Aronica (al Palermo), Hugo Campagnaro, Christian Chavez. Ad esempio gli argentini Fideleff e Chavez in campo non si sono quasi mai visti, due acquisti incomprensibili che però potrebbero essere stati parte di un accordo più ampio che includeva Pocho Lavezzi, ceduto al PS Germain. L’obiettivo dei pm è accertare tutta la gestione economica delle società, nonché quella dei calciatori attraverso i procuratori (gli atleti per ora non sono indagati). Le modalità con le quali sono state indicate le plusvalenze, i contratti pubblicitari attraverso cui evadere il fisco, il riciclaggio internazionale di denaro proveniente da acquisti di baby calciatori stranieri sono alcuni dei punti nodali dell’inchiesta.

Ma i documenti serviranno a comprendere anche le modalità di trasferimento da una società all’altra, le intermediazione dei procuratori. Il sospetto è che i club abbiano messo in piedi, complici i procuratori, meccanismi per aggirare le regole di tassazione dei contratti. Accertamenti anche sulla gestione dei diritti d’immagine e televisivi, le transazioni tra società calcistiche (gli «spalma-debiti»).

Una gestione che elude le norme, diventata «fenomeno generalizzato». La Lega calcio e le società per ora si dicono tranquille, dal Napoli all’Inter sottolineano che non si è trattato di una perquisizione ma della consegna di documenti fatta in un clima collaborativo ma, in mancanza di collaborazione, sarebbe scattato il sequestro. Secondo i pm ci sarebbe «un complessivo sistema di relazioni, finalizzato alla sottrazione all’imposizione fiscale di significative risorse finanziarie». Fatture, accordi o scritture private, la corrispondenza tra società, calciatori e agenti, estratti conto dei club, contratti tutto è finito nei faldoni dei pm.[do action=”citazione”]Secondo la Guardia di finanza emergerebbero «squilibri gestionali sul piano economico-finanziario» nonostante i club abbiano visto aumentare gli introiti attraverso gli incassi delle manifestazioni sportive e le sponsorizzazioni, soprattutto la ricca torta dei diritti tv.[/do]