«Lo scontro finale tra il signore e il regno di satana sarà sulla famiglia e sul matrimonio». Non lo ha scritto il ministro Fontana su facebook, o non ancora, ma è l’ultima profezia di suor Lucia, la pastorella veggente di Fatima. Una rivelazione consegnata al mondo senza sapere che nel 2018 l’Italia avrebbe avuto Fontana come ministro della famiglia (ci sono le prove, la suora è morta nel 2005). La mistica non poteva accedere ai social ma aveva una capacità di sintesi superiore a quella del ministro, che recentemente ha impiegato le 160 pagine del suo libro La culla vuota delle civiltà per dire la stessa cosa. È inutile quindi che di fronte alle frequenti alzate di ingegno del ministro i commentatori si affatichino a ricostruire le ascendenze culturali di una tale mente, rileggendo Steve Bannon o i volantini degli ultras dell’Hellas. Per capire Fontana bisogna passare da Fatima.

Devoto delle madonne, soprattutto di quelle che appaiono, appena un mese fa il ministro ha avuto l’idea di rispondere al Gay Pride portando la famiglia in pellegrinaggio alla cappella delle Ghiaie di Bonate, sede di un culto non riconosciuto dalla chiesa cattolica. La sua preferita è però la madonna di Fatima. Il 13 maggio scorso, nel pieno delle trattative per il governo del cambiamento, non ha dimenticato di ricordare, su facebook, il 101esimo anniversario dell’apparizione della vergine ai tre pastorelli portoghesi. Eppure una volta Lorenzo Fontana la madonna di Fatima se l’era persa.

Siamo nel 2012, l’appena trentenne Fontana, eletto al parlamento europeo per la Lega Nord, segue le orme del più noto Mario Borghezio, il leghista della prima ora ammiratore del nazismo e del fascismo considerato erroneamente una figura eccentrica del movimento, mentre invece era un precursore. I due hanno una trovata di genio: portare la statua della madonna di Fatima a Strasburgo. Per «richiamare l’Europa ai valori cristiani». Niente meglio della madonna più famosa al mondo, del resto «il simbolo dell’Europa unita è un simbolo squisitamente mariano: le dodici stelle, i colori bianco e azzurro…». Fermiamoci qui.

Il programma prevedeva una processione dal sagrato della cattedrale di Strasburgo alle porte della sede dell’europarlamento. In testa la statua della madonna di Fatima, o meglio una delle tante repliche dell’originale portoghese, questa però benedetta direttamente da Paolo VI durante il primo storico viaggio di un papa a Fatima. Attesa a Strasburgo da Montreal accompagnata da padre Nicholas Gruner, fondatore della «Crociata internazionale del Rosario di Fatima» e custode unico della preziosa immagine, la statua però fu inutilmente attesa all’aeroporto francese. Si dev’essere persa durante lo scalo ad Amsterdam, spiegarono gli addetti della compagnia Klm ai momentaneamente increduli organizzatori dello sbarco in Alsazia. Con Borghezio, Fontana e lo sfortunato padre custode c’era Christopher Ferrara. Un avvocato americano integralista cattolico che sarebbe diventato qualche anno dopo tra i più tenaci sostenitori dell’eresia di papa Bergoglio, assieme all’ex banchiere dello Ior Ettore Gotti Tedeschi, cioè il coautore con Fontana del già citato saggio La culla vuota della civiltà.

I paladini mariani di Strasburgo però non si arresero e il 22 ottobre 2012 tennero ugualmente la conferenza stampa di presentazione della «marcia» pur sapendo di non avere più la statua. Si arrangiarono, il giorno dopo, con una statuetta rimediata all’ultimo minuto: madonne di Fatima di discrete dimensioni si trovavano e si trovano anche su Amazon a partire da 20 euro.

La madonna “originale” riapparve quattro giorni dopo nei magazzini dello scalo olandese. Troppo tardi per la marcia di Borghezio e Fontana, anche se in perfetto tempismo con il novantesimo anniversario della marcia su Roma; ma allora per fortuna a nessuno venne in mente. Borghezio volle comunque gridare al miracolo. Promise una nuova processione, che stiamo ancora aspettando, e cominciò a scrivere petizioni all’europarlamento «a sostegno delle richieste della madonna di Fatima». Soprattutto una: «Consacrare alla vergine la Russia», paese considerato all’origine di tutti i peccati, visto che all’epoca doveva ancora prendere forma l’altro culto leghista, quello per Putin.

Il parlamento europeo, in tutti questi anni, ha sempre rifiutato anche solo di ricevere le richieste di Borghezio e Fontana, considerando fuori dalla sua portata la missione di consacrare la Russia. Non è chiaro se adesso che è al governo Fontana intenderà riproporre la missione. Che però, va detto, non è nel contratto di governo