La classificazione delle aree naturali protette in tutto il mondo segue modelli standard a cui ogni Stato cerca di ricondurre il proprio sistema. Non fa eccezione l’Italia per la quale però andrebbe individuata anche una categoria a parte, i «parchi fantasma».
Si tratta di parchi istituti solo sulla carta (anche se della Gazzetta Ufficiale) che non sono mai diventati operativi a causa di interessi localistici che ne bloccano da anni, a volte decenni, la nascita. Dal Parco Nazionale del Golfo di Orosei e del Gennargentu in Sardegna al Parco Nazionale della Costa Teatina chiamato a tutelare la costa dei trabocchi tra Ortona e San Salvo in Abruzzo, dal Parco Nazionale del Delta del Po che avrebbe dovuto proteggere il più vasto complesso di zone umide d’Italia al Parco Nazionale del Matese a cavallo tra Molise e Campania.

Su quest’ultimo è recentemente intervenuto ancora una volta il Wwf Italia, la cui Presidente Donatella Bianchi ha rivolto un appello al Capo della Stato Mattarella affinché venga concluso l’iter istitutivo incardinato, dopo decenni di discussioni, con la legge n. 205/2017. Ad oggi, tutto è fermo nonostante sulle ipotesi di perimetrazione e zonazione formulate dall’Ispra siano state effettuate le procedure partecipative con ampio coinvolgimento di Regioni e istituzioni.

Dal punto di vista ambientale, il Matese, naturale cerniera tra l’Appennino abruzzese e l’Appennino meridionale, meriterebbe senza dubbio l’immediata istituzione del parco. 44 geositi, compreso il sito paleontologico di rilievo internazionale di Pietraroja, 40 habitat della Rete Natura 2000, di cui ben 11 prioritari, dove trovano rifugio numerose specie animali e vegetali rare e protette dalla normativa europea e nazionale ne fanno un fondamentale «corridoio ecologico» tra le aree protette della spina dorsale italiana. Il Parco del Matese rappresenta uno degli anelli mancanti della catena di parchi che tutelano e valorizzano ampie aree di pregio naturalistico del Centro-Sud Italia.
Oltre 70 associazioni riunite nella Consulta del Matese da tempo sollecitano la creazione del parco attraverso un’importante attività di informazione, sensibilizzazione e confronto: un appello lanciato dal Comitato ha raccolto migliaia di firme nella convinzione che la nascita di un’area protetta nazionale potrebbe aiutare questi luoghi anche dal punto di vista socio-economico.

Eppure rimane l’inspiegabile situazione di stallo. Il Parco del Matese, così come gli altri parchi, sono stati istituiti da leggi nazionali che vanno applicate. È grave che le due Regioni coinvolte, trincerandosi dietro il potere di esprimere un parere, di fatto tengano ferma l’applicazione di una legge venendo così incontro ai desideri di cacciatori e altri portatori di interessi particolari. Anche perché, come hanno fatto notare le Associazioni riunite nella Consulta del Matese, poiché le aree protette tutelano valori naturali e paesaggistici in pericolo, il fattore tempo è fondamentale: ogni anno che passa si rischia che luoghi ad alta valenza ambientale vengano modificati compromettendo così anche le occasioni di sviluppo sostenibile legate alla conservazione e alla valorizzazione del territorio.