«La scelta di Sudabeh» di Fattaneh Haj Seyed Javadi ha come protagonista una ragazza benestante innamorata di un giovane di rango e cultura inferiore; da vent’anni in cima alle classifiche iraniane, questo romanzo ha venduto milioni di copie e potrebbe diventare un film di successo. A Tehran le lumache non fanno rumore di Zahra ‘Abdi intreccia i destini di tre donne che, in un flusso di coscienza, parlano a se stesse, unite e profondamente condizionate dall’assenza di un uomo – figlio, fratello, amato – che manca da casa dai tempi della guerra Iran-Iraq (1980-1988). Anche I giorni che non ho vissuto di Leyla Qasemi ricorda la guerra imposta attraverso le vicende di Omid che sta per tornare in Iran dopo lunghi anni passati in Europa e un matrimonio fallito.
NELLE STANZE DELLA SOFFITTA di Tahereh Alavi è un tassello interessante nella letteratura di migrazione perché la protagonista è una studentessa iraniana che si trasferisce a Parigi per iscriversi a Medicina ma finisce per lavorare in un obitorio musulmano. Un romanzo, quest’ultimo, in cui si percepiscono da una parte il senso di superiorità degli iraniani verso i rifugiati afgani, e dall’altro le tante opportunità che l’Iran offre ai profughi, anche agli scrittori che tornati a Kabul continuano a pubblicare con editori di Teheran.
Quattro titoli pubblicati da Francesco Brioschi Editore: sono opere di scrittrici iraniane che vivono nella Repubblica islamica dell’Iran, scrivono in persiano senza ammiccare all’Occidente, offrendo al lettore romanzi con significati molteplici. Storie completamente diverse, il cui comune denominatore è «la mano femminile sia nella scelta degli argomenti sia, soprattutto, nella trattazione: in ognuna di loro si percepisce la volontà della scrittrice di rivalutare il ruolo delle donne d’Iran nella storia del loro paese, pur tenendo il piano della critica storico-sociale strettamente legato da una scrittura alta, che non scade mai nella mera denuncia di problemi e situazioni, ma punta a inserirsi nella grande tradizione letteraria persiana, pur arricchendola con novità e digressioni». Così commenta l’iranista Anna Vanzan, che ha tradotto due dei quattro titoli pubblicati da Francesco Brioschi Editore nella collana GliAltri. Docente di Cultura Araba all’Università di Milano e Storia e cultura del Medio Oriente all’Università di Pavia, nel 2017 Vanzan ha ricevuto dal Ministero della Cultura il premio alla carriera per l’opera di traduzione e per la diffusione della cultura persiana in Italia.
Le autrici di questa collana hanno profili molto diversi, sono tutte scrittrici del post rivoluzione ma – aggiunge Vanzan – «la differenza di età, carattere, educazione ed esperienze le rende totalmente diverse. Con questa collana si è voluto dimostrare la qualità e varietà della letteratura persiana al femminile contemporanea: vi è il romanzo romantico ma fortemente intriso di critica sociale ambientato nel pre-rivoluzione; l’esperienza di una giovane iraniana in Europa che rivela tanto le difficoltà personali della protagonista quanto l’atteggiamento condiviso da molti iraniani nelle loro esperienze con l’Altro; la nuova proposta che le artiste iraniane forniscono rispetto all’esperienza della guerra Iran-Iraq, finora dominio perlopiù di un discorso maschile».
ALLA FIERA PIÙ LIBRI PIÙ LIBERI di Roma, sono andati esauriti sia La scelta dI Sudabeh sia A Tehran le lumache non fanno rumore. A dimostrazione del fatto che il lettore di lingua italiana si interessa a un paese come l’Iran, che tanto fa parlare di sé in politica internazionale. È sull’onda di questo successo che in occasione del Salone del Libro di Torino sarà dato alle stampe Savushun, il romanzo per eccellenza della narrativa contemporanea persiana. Scritto da Simin Daneshvar a fine anni Sessanta, Savushun è ambientato durante l’occupazione britannica e sovietica nel corso della Seconda guerra mondiale. Diventò «non solo il bestseller assoluto in Iran, ma costituì l’incipit di una nuova tendenza nella prosa, un’ispirazione per le generazioni a venire, coniugando memoria storica, impegno civile, sentimenti, il tutto secondo una prospettiva femminile. La saga di Daneshvar appartiene alla letteratura mondiale, e pertanto va conosciuta anche dal pubblico italiano», conclude Vanzan.