La sentenza del Consiglio di stato mercoledì pomeriggio ha decretato la fine della corsa a sindaco di Quarto per Massimo Carandente Giarrusso. Con lui decadono anche gli aspiranti consiglieri comunali delle sei liste che lo sostenevano, tra cui Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega. Il comune flegreo alle porte di Napoli era stato il primo in Campania nel 2015 a eleggere una sindaca 5S, Rosa Capuozzo, poi scomunicata dai pentastellati e lasciata in bilico su una maggioranza incerta fino alle dimissioni nel 2017. Tre anni fa gli elettori si erano ritrovati una scheda elettorale senza i simboli di Pd, Sel, Udc, Centro Democratico, Ncd e FdI, esclusi per irregolarità nelle firme per le liste, e senza FI perché il partito si era diviso in due fazioni.

Il prossimo 10 giugno gli elettori non troveranno i partiti di centrodestra e neppure il Pd, spaccato sui nomi degli aspiranti consiglieri, giudicati non tutti limpidissimi. Non ci saranno neppure i 5S. Infatti, dopo le polemiche per la gestione del caso Capuozzo, i tre meet up locali non hanno più trovato un accordo: due anni fa la sindaca venne accusata di vivere in un appartamento che aveva una veranda abusiva, mentre resisteva ai tentativi della camorra di influenzare la macchina amministrativa. Fico e Di Maio prima la difesero e poi la scaricarono con conseguente espulsione dal M5S. Il risultato è che Capuozzo si ripresenta con due civiche e avrà contro un’altra attivista pentastellata, Concetta Aprile, pure lei senza simbolo, sotto le insegne Meetup Quarto3.0.

Il grande favorito, Carandente Giarrusso, non ci sarà: eletto sindaco nel 2011, a luglio 2012 i carabinieri perquisirono gli uffici comunali e la sua abitazione per presunte collusioni tra il clan Polverino e ambienti politici locali; nel 2013 diede le dimissioni e subito dopo il comune venne sciolto per infiltrazioni camorristiche. Nel 2015 il tribunale di Napoli stabilì la sua incandidabilità: il centrodestra riteneva che fosse cessata dopo aver saltato un turno ma gli uffici elettorali locali, il Tar e il Consiglio di stato sono stati di diverso avviso. Restano in corsa Gabriele Di Criscio (ex sindaco, transfuga di Fi), Antonio Sabino (con tre civiche di centrosinistra) e Davide Secone. Sabino ha l’appoggio informale del Pd ma ha anche il sostegno di parte dell’area moderata, tra i candidati delle sue civiche c’è Rosa Speranza che negli appuntamenti di campagna elettorale ha inserito Donne in festa: un happy hour con ospite Sossio Aruta, tronista di Uomini e Donne di Maria De Filippi.

Davide Secone è invece sostenuto dalla sinistra al di fuori dei partiti: medico del lavoro, durante la crisi dei rifiuti di metà anni 2000 si è battuto contro la costruzione di una discarica a Quarto. Nelle sue due civiche ci sono i ragazzi della Consulta giovani e gli attivisti di Quarto mondo, associazioni che resistono in un territorio stretto tra la crisi economica e i clan. Nel programma lavoro, tutela dell’ambiente e riqualificazione del Rione 219: palazzoni di edilizia popolare tirati su in fretta per ospitare «temporaneamente» gli sfollati del terremoto del 1980. «Il caos è grande – spiega Secone – ma noi abbiamo un progetto politico vero e lo raccontiamo nelle assemblee nei parchi pubblici, come non succedeva a Quarto dalla Primavera dei sindaci dei primi anni Novanta».