Un testo che è stato famosissimo e super rappresentato una ventina d’anni fa, poi caduto in un limbo della memoria, da cui riemerge ora ad opera di Valter Malosti che ne è riduttore, regista e interprete, a fianco di Laura Marinoni. È Quartet (al Piccolo Eliseo fino all’1 marzo) di Heiner Müller, riscrittura crudele e piuttosto «politica» di un romanzo anch’esso famoso, Le relazioni pericolose di Choderlos de Laclos – che negli ultimi decenni ha avuto anche tre, più o meno fedeli, versioni cinematografiche (Stephen Frears, Milos Forman, e primo Roger Vadim).
A quel testo quasi sacro del ’700 francese, Müller dà un livido carattere di duello all’ultimo stadio. La dama e il cavaliere che più non si amano (dopo averne fisicamente verificato le estreme possibilità geometriche), discutono non tanto del passato (ben presente per ricordi e citazioni) ma delle prospettive attuali, e forse future, del loro eros: per far sprizzare a fianco della gelosia, un progetto politico di libertinaggio inteso come rapporto col mondo: un orizzonte dove la caduta della morale è facilmente riconoscibile come quella delle ideologie. Quartet viene scritto nell ’82, quando già il comunismo sovietico era imploso, e si avvicinava la caduta del Muro. Esattamente come 200 anni prima de Laclos l’aveva scritto alla vigilia della rivoluzione francese che avrebbe spazzato l’assolutismo monarchico.
La crudeltà di Müller sta proprio nel menare fendenti alla morale costituita, con un feroce humour che dissacra le stesse possibilità eversive dello strumento erotico. Il gusto dello sberleffo colpisce per prime le prestazioni sessuali e il primato atletico di quell’attività che dovrebbe terremotare la vita, gli appetiti e lo status sociale di baronesse ed educande. La marchesa di Merteuil e il visconte di Valmont predicano agli ingenui, perché i moralisti son già rassicurati e barricati, magari oltre la soglia dell’oscenità.
Lo spettacolo di Malosti chiude l’incontro/scontro in una stanza di degenza ospedaliera, con lei allacciata a una flebo di untuosa e rosea densità. Laura Marinoni è una belva, attrice ricca e possente nell’alternare sofferenza a alterigia, strafottenza ad antica sapienza; in questo continuo scambio reciproco di accuse e sevizie, Malosti tenta inutilmente di controllarla con tutti gli strumenti del caso (compreso un aureo fallo eretto, uscito magicamente dai pantaloni ’700). Ma tanto lo scontro non è destinato a un risultato, entrambi vanno verso la sconfitta, dentro e fuori delle pareti del sesso.