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Quanto vale l’impero mafioso e come combatterlo

Droga, riciclaggio, corruzione e frodi sui fondi europei. Il crimine organizzato si è inserito come protagonista indiscusso della vita economica europea e vanta numeri che metterebbero invidia a una qualsiasi […]

Pubblicato più di 4 anni faEdizione del 4 febbraio 2020

Droga, riciclaggio, corruzione e frodi sui fondi europei. Il crimine organizzato si è inserito come protagonista indiscusso della vita economica europea e vanta numeri che metterebbero invidia a una qualsiasi multinazionale. Nell’ultima relazione della Direzione nazionale antimafia si legge che il mercato della droga frutta “circa 560 miliardi di euro a livello globale e circa 30 in Italia” equivalente a circa il 2% del Pil nazionale.

Ma nella relazione si leggono anche altri dati che fanno impallidire: le mafie avrebbero a disposizione “un patrimonio pari a circa 8.300 miliardi a livello globale e di circa 400 miliardi solo in Italia”. Come è stato possibile costruire un così forte impero?

La miccia degli affari della mafia è stata sicuramente la droga che viaggia a tonnellate nei container nei porti italiani ma anche in quelli del nord Europa: Anversa, Amburgo, Rotterdam. La droga è il volto palese delle mafie, quello che viene riconosciuto anche all’estero, ma oltre al contrasto degli stupefacenti, in Europa spesso non si fa di più. Con i proventi della compravendita della droga la mafia si fa imprenditrice e questa rappresenta il pericolo maggiore per la democrazia e l’economia europea. Cosa avviene oggi in paesi come l’ Olanda e la Germania è emblematico.

In Olanda inchieste giudiziarie hanno mostrato infiltrazioni persino nel mercato dei fiori di Aalsmeer. Il risultato è che le aziende sane, sottoposte solo alle leggi del mercato, chiudono, mentre prosperano quelle che hanno come vantaggio competitivo la disponibilità di inesauribili riserve di finanziamento, di soldi sporchi da riciclare.

Nella privatizzazione della Germania dell’Est, le mafie italiane hanno visto un’irripetibile occasione di affari: hanno comprato locali, attività produttive, terreni.

Persone vicino ai clan mafiosi arrivavano con le valigette piene di soldi e, facilitati dall’assenza di limiti all’uso dei contanti, hanno esteso il loro business. Oggi tutte le mafie italiane sono attive in Germania, con collegamenti nelle più alte sfere sociali e istituzionali e contatti con massoni tedeschi, come emerge in alcune ordinanze di custodia cautelare.

La mafia oggi guarda soprattutto all’Est con l’obiettivo di mettere le mani sulla ricca fetta dei fondi europei, in particolare agricoli. In Slovacchia per esempio le indagini sulla morte del giornalista Jan Kuciak hanno fatto emergere frodi ai fondi europei organizzate da personaggi vicini alla ‘ndrangheta.

Un caso a parte è rappresentato da Malta, stato all’interno dell’Unione europea, nelle cronache per i problemi con la cooperazione giudiziaria e di polizia. L’Italia ha 18 fascicoli aperti con Malta, alcuni anche per reati di mafia. I magistrati italiani hanno chiesto il supporto di Eurojust per ottenere risposte investigative da Malta, ma lo Stato-isola non fornisce risposte.

Un problema fondamentale nel contrasto alle mafie resta quello dei paradisi fiscali dove la mancanza di trasparenza aiuta la criminalità organizzata nelle operazioni di riciclaggio. Come dimostrato da tutti questi casi di cronaca, l’Europa sottovaluta il problema e non ha gli strumenti legislativi idonei per combattere efficacemente le mafie. Per sensibilizzare il vecchio Continente domani organizziamo al Parlamento europeo un convegno “Mafie, un problema europeo”.

Ci saranno l’Europol, Eurojust, magistrati europei, parlamentari e funzionari europei. Vogliamo, dobbiamo svegliare l’Europa dal suo torpore che permette alle mafie di arricchirsi uccidendo l’economia legale e la democrazia.
*Europarlamentare Movimento 5Stelle

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