Il sindaco di Alghero Mario Bruno ha raccontato l’esperienza compiuta in Sardegna con la chiusura del campo rom di Fertilia al «Roma Sinti Festival», che si è svolto sabato scorso nella capitale nel Nuovo Cinema Aquila, organizzato da ZaLab. Mario Bruno ha partecipato a una tavola rotonda intitolata «Oltre i campi attrezzati. Buone pratiche per il superamento della segregazione abitativa».

Insieme a tanto altro, il «Roma Sinti Fest» è servito anche a lanciare la petizione «Oltre i megacampi», promossa dalla Associazione 21 luglio e da ZaLab.

«Il recente scandalo di Mafia Capitale – si legge nella petizione lanciata all’iniziativa – ha portato finalmente alla luce una situazione complessa, che molti di noi denunciano da anni. Non solo quella della distrazione di milioni di euro di fondi pubblici da parte di individui senza scrupoli, ma anche gli interessi celati nell’alimentare con ingenti risorse pubbliche la profonda iniquità e inefficienza del sistema dei megacampi per rom». «Sulla scia di quanto emerso a Roma – dicono Associazione 21 luglio e ZaLab – è oggi quantomeno lecito porsi delle domande per accertarsi come vengano spesi i fondi rivolti alle comunità rom e sinte anche in altre parti d’Italia e chiedere dunque trasparenza sull’impatto territoriale, sociale e umano di anni di politica dei megacampi nomadi. Se solo Roma per rispondere all’emergenza abitativa di 8.000 rom e sinti ha speso 130 milioni di euro in cinque anni, quanto è costato alla collettività italiana aver violato sistematicamente i diritti umani di decine di migliaia di rom e sinti segregandoli nei megacampi nomadi in Italia?».

«Chiediamo perciò ai sindaci e alle amministrazioni delle città italiane – conclude la petizione – di impegnarsi concretamente per promuovere reale inclusione delle comunità rom e sinti presenti sul territorio attraverso il superamento della politica ghettizzante dei mega-campi nomadi, come vuole la “strategia nazionale d’inclusione dei rom, sinti e camminanti” sottoscritta dal governo italiano nel febbraio 2012 e come raccomandato più volte da Commissione europea, Consiglio d’Europa e Nazioni unite».