Quando un prete si ribella ai suoi parrocchiani
Habemus Corpus Potrebbe far parte delle notizie «Strano, ma vero» che popolano le cronache estive. Ma, a guardar bene, quel che è successo nell’oratorio di Cicognara, frazione del comune di Viadana, in provincia di Mantova, è una rivolta
Habemus Corpus Potrebbe far parte delle notizie «Strano, ma vero» che popolano le cronache estive. Ma, a guardar bene, quel che è successo nell’oratorio di Cicognara, frazione del comune di Viadana, in provincia di Mantova, è una rivolta
Potrebbe far parte delle notizie «Strano, ma vero» che popolano le cronache estive. Ma, a guardar bene, quel che è successo nell’oratorio di Cicognara, frazione del comune di Viadana, in provincia di Mantova, è una rivolta di un prete contro quei parrocchiani che prediligono la rozzezza alla cura. Stufo di sopportare il cattivo andazzo, il 16 giugno scorso don Andrea Spreafico ha chiuso l’oratorio esponendo un cartello molto eloquente che diceva: «Oratorio chiuso oggi. Motivi: troppe parole volgari, cacca ovunque nei bagni, rifiuti buttati a caso, sedie prese dal portico e abbandonate, persone che entrano in mutandoni e canottiere, uomini che si tolgono le croste dai piedi, bambini sotto i 6 anni non accompagnati in bagno dai genitori (presenti), comportamenti da “bulli” violenti… Cioè Maleducazione. Per adesso chiudiamo per un giorno. Poi chiuderemo per una settimana. Questa è la nostra casa. Se entri rispetti le regole. Oppure stai fuori». Infine, don Andrea aggiunge un’esortazione: «Sulla piazza di fronte alla chiesa, di nostra proprietà, non si gioca a pallone. A domani. Forse. Don Andrea». La parrocchia di Santa Giulia Vergine e Martire, a Cicognara, retta da don Andrea, ha 1867 parrocchiani e una storia che comincia con i longobardi nel 758 quando la regina Ansa, sposata a Desiderio, riceve in dote anche i terreni di Cicognara. Lì, successivamente, vengono costruite una chiesa e un monastero di monache. Caduta in rovina, la chiesa viene restaurata nell’Ottocento. Dal 1922 al 1932 la parrocchia è retta da don Primo Mazzolari, prete scrittore e partigiano che ebbe come parrocchiana anche Grazie Deledda, sposata nel 1900 con il cicognarese Palmiro Medesani. In Tra l’argine e il bosco, don Mazzolari parla di uno degli incontri con la Deledda in cui le chiede: «Come trova il paese?». La scrittrice risponde: «Assai cambiato, cominciando dal parroco. Qui non avrà trovato agnelli. Vedo però che sa prenderli. Anch’io ci sto bene».
NEGLI ULTIMI ANNI, il nome di Cicognara è comparso accanto ad eventi e personaggi meno gloriosi. Nel 2017 Il primo «Monitoraggio della presenza mafiosa in Lombardia», a cura dell’Osservatorio della Criminalità Organizzata dell’Università degli Studi di Milano, parla di infiltrazione nell’economia locale e, a pagina 224, scrive: «Significativo, a tal proposito, il fatto che la segreteria regionale del Pd abbia commissariato i due circoli del partito a Viadana e a Cogozzo Cicognara, in rottura tra loro dopo la scoperta di infiltrazioni di ‘ndrangheta nel primo. Ancora, secondo le parole del Procuratore capo di Brescia Pier Luigi Maria Dell’Osso, riportate nella relazione di apertura dell’anno giudiziario 2017, ulteriori indagini hanno confermato la dinamica di infiltrazione criminale nell’amministrazione comunale di Viadana, fra cui i componenti sono emersi soggetti dimoranti ed operanti nel comune da molti anni e costituenti riferimento per i clan di Cutro e di Isola Capo Rizzuto. E, più recente, il coinvolgimento di esponenti politici locali nella già citata inchiesta «Pesci», tra cui l’ex sindaco di Mantova».
Sia chiaro, questa regressione ingloriosa non getta la croce addosso a tutti i cicognaresi, e nemmeno a tutti i parrocchiani, tuttavia viene da pensare che certe influenze si insinuano, e non portano bene. Non è tanto o solo una questione di decoro, ma proprio di come si è nel profondo, di come viene visto un luogo che dovrebbe essere di tutti, che sia un oratorio o una piazza.
Dietro al triste elenco stilato da don Andrea, leggo un profondo disprezzo. Disprezzo per gli altri, e un devastante disprezzo di sé.
mariangela.mianiti@gmail.com
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