Nel 1526 Antonio da Sangallo il Giovane realizzò la pianta della rocca di Cervia, oggi in provincia di Ravenna. Quello schizzo autografo ricco di dettagli si è ora «materializzato» grazie a un progetto di archeologia del paesaggio promosso dal Dipartimento di storia, cultura e civiltà dell’Università di Bologna. Le indagini sono dirette da Andrea Augenti che nel 2019 – dopo un’accurata ed estensiva ricognizione di superficie associata allo studio della cartografia storica – ha identificato il sito, assieme alla sua équipe, nell’area delle antiche saline cervesi.

TRA AGOSTO E SETTEMBRE di quest’anno, in un terreno disseminato di frammenti laterizi e ceramiche – condizione che per gli archeologi indica la presenza di un insediamento – sono stati dunque effettuati dei sondaggi puntuali. Diverse trincee hanno permesso agli studiosi di individuare da subito strutture pertinenti ad abitazioni ordinate secondo un piano prestabilito, resti di edifici ecclesiastici, sepolture e zone produttive. Anche la parte della rocca propriamente detta, con il torrione centrale (mastio) e quello angolare – i cui muri disegnati dal celebre architetto fiorentino hanno uno spessore di circa 1,30 metri – riaffiora in maniera evidente. Qui, nel X secolo d.C., si sviluppò un centro legato al commercio del sale.

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L’INIZIATIVA si deve probabilmente agli arcivescovi ravennati. In quell’epoca, infatti, essi non controllavano più i flussi economici lungo il corso settentrionale del Po, dove – dopo il declino del porto di Classe – si erano imposti i mercanti bizantini di Comacchio in accordo con i Longobardi. Successivamente, i Veneziani rasero al suolo Comacchio – che era anche sede vescovile – per favorire le saline di Chioggia.
Nella transizione da un’economia «globalizzata» di età tardo-antica alla frammentazione delle economie altomedievali che investe l’intera regione adriatica, il sale diventa un prodotto prezioso, ricercato per le sue proprietà alimentari e conservative.
Le origini di Cervia Vecchia, fortificata allo scopo di difendere «l’oro bianco», sono incerte. L’unico monumento antico della zona è la Chiesa di S. Martino prope litus maris, scavata agli inizi degli anni ’90 del secolo scorso e datata al VI secolo d.C. Un testo risalente alla stessa epoca menziona il vescovo di Ficocle, forse un vicus (villaggio che, al contrario di una civitas, non aveva un’organizzazione politico-amministrativa autonoma, ndr) mentre le fonti tardo-antiche tramandano l’esistenza di un insediamento romano. Augenti ipotizza che gli scavi potrebbero effettivamente rivelare l’esistenza di Ficocle sotto la città medievale, ma non esclude che possa trattarsi di un raro caso di un centro urbano fondato ex novo nel IX-X secolo d.C.

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DA SEGNALARE che alcune indagini condotte da Chiara Guarneri nella medesima zona hanno messo in luce una salina di età romana. La recente campagna di ricerche a Cervia Vecchia ha portato anche al rinvenimento di un reperto tanto piccolo quanto significativo. Negli strati relativi a un quartiere abitativo è riemerso uno spillone che i pellegrini usavano appuntarsi sui vestiti in ricordo del loro viaggio. La «tessera», di forma quadrangolare (da qui il nome latino di quadrangulum), raffigura i martiri Lorenzo e Stefano ed era stata realizzata da una bottega di Roma per commemorare l’anno santo del 1300.
In tutta Europa si trovano soltanto altre quattro tessere generate dalla stessa matrice, le quali ripetono infatti un errore presente nell’epigrafe. Cervia Vecchia potrebbe dunque configurarsi come un punto di sosta per i pellegrini diretti a Roma da Oriente e in particolare da Venezia. Fino al Settecento le strutture della rocca venivano ancora utilizzate per lo stoccaggio del sale mentre il resto fu smontato per costruire la nuova Cervia. «Nell’immediato futuro – dice Augenti al manifesto –, la vera sfida consisterà nel creare il parco archeologico di Cervia Vecchia e inserirlo nel parco naturalistico del Delta del Po», un eco-sistema abitato da aironi e fenicotteri rosa, che comprende lagune ed ex saline.
«La fascia costiera che parte dal Veneto con Adria, passa per gli empori di Spina e di Comacchio e scende verso Cervia attraversando l’Abbazia di Pomposa e ovviamente Ravenna e Classe – prosegue il docente di Archeologia medievale dell’ateneo bolognese – deve costituire un’unica rete di luoghi da visitare per conoscere la storia della Romagna». Dagli Etruschi ai Romani, dall’Alto al Basso Medioevo, il valore culturale di questo territorio è incentrato sulla vocazione produttiva e commerciale, ma anche gli aspetti etnografici sono ben rappresentati dal Museo del Sale ubicato a Cervia nuova.

RESTITUIRE ai cervesi il loro passato è un altro degli obiettivi che l’équipe dell’Università di Bologna affronta con entusiasmo, promuovendo azioni di archeologia pubblica volte a coinvolgere la comunità nelle varie fasi delle ricerche sul campo. Un progetto che non sorprende visto che Augenti affianca da sempre all’attività scientifica e accademica l’impegno nella divulgazione archeologica, pubblicando libri dedicati ai non specialisti. Sua anche la trasmissione radiofonica Dalla terra alla storia, su RaiRadio3 (i podcast delle stagioni 2017-2021 sono reperibili sul web), nella quale racconta le grandi scoperte dell’archeologia, con uno sguardo originale, aperto alla letteratura e al cinema, e attento all’etica di una disciplina antica ma in continua evoluzione.