Red dead redemption 2 è il nuovo parto della Rockstar games, una delle case di sviluppo di videogames più innovative sul mercato. Per chi non lo sapesse suoi sono il controverso Bully, gli iperviolenti Manhunt e soprattutto la saga di GTA che, con gli ultimi due segmenti, ha riscritto in maniera (pre)potente il termine open world in campo videoludico. L’annuncio di questo secondo capitolo della sua saga western (ma ci sarebbe pure, ad onor del vero, un Red dead revolver per PS2) ha infiammato gli animi dei tanti giocatori che ancora oggi, pur mangiando filo spinato e urinando napalm, piangono, come scolarette al ballo di fine anno, sul finale del numero 1. Difficile però riuscire a fare di meglio di un videogioco che, senza giri di parole, era un capolavoro: divertente, violento, schizofrenico e scritto gagliardamente come un romanzo western di Joe Landsdale.

Difficile però non è impossibile.

Red Dead Redemption 2 è più grande, più folle, ma soprattutto palpabilmente vivo: nella sua mappa di sterminata grandezza ci si può davvero perdere, ma non perchè non esiste una mappa, ma per il fascino, l’estraniazione del reale a favore di un irreale meraviglioso che può creare vera dipendenza al pari delle droghe. Il gioco è pieno di situazioni, di personaggi che impari ad amare anche nella loro miserabilità umana, e questo è un merito grandissimo, la differenza tra un ottimo videogioco e un videogioco che è opera d’arte. Facile arrabbiarsi quando si incontrano avanzi di galera che uccidono per pochi scellini, ma più difficile è sentirseli amici, compagni di bevute e scazzottate, come se quell’odore di sigaro, all’interno di un saloon, fosse nel tuo naso. D’altronde lo diceva anche il sommo poeta “Se non sono gigli, son pur sempre figli, vittime di questo mondo”. Allora, barista, un altro whisky per me e i miei amici.

Red dead redemption 2 ha il merito di essere un gioco estremamente fancazzista, assolutamente controcorrente rispetto ai ritmi che ci sta imponendo l’industria d’intrattenimento recente, che possa essere un Michael Bay al testosterone o un Uncharted 4 pieno di salti, sparatorie e inseguimenti spettacolari. Non che qui non piovano proiettili o non ci siano scene da blockbuster hollywoodiano, ma è l’approccio ad essere diverso, non è importante la missione da compiere, ma come tu, videogiocatore vivi la storia. Allora puoi andare a pescare, puoi cacciare, spellare le tue prede con la violenza grafica di un Cannibal Holocaust, puoi stare fermo a vedere paesaggi mozzafiato, perderti nella bellezza di un mondo che muta a seconda delle stagioni. In mezzo a questo Rockstar ci offre delle missioni casuali e sporca il suo mondo di dettagli, come farebbe il diavolo o un bugiardo patologico nel raccontare una mistificazione. Così ci troviamo ad imbatterci in un’amorevole famigliola, tutta sorrisi e frasi amichevoli, scoprendo con orrore che in realtà siamo a casa di Non aprite quella porta di Tobe Hooper con tanto di scheletro putrefatto nascosto nell’armadio. Questa non è una missione ma, se non stai attento, seduto alla tavola ti trovi un coltello tra le scapole, quindi sali, con una scusa, al piano di sopra, e, mentre la padrona di casa civetta con te, ti accorgi che, silenzioso, si avvicina il marito con l’intenzione di scannarti. Perciò, pistola alla mano, mandi al creatore i due: pericolo scampato, per ora. Più avanti c’è una città, Saint Denis, una fittizia New Orleans, nella quale ti accorgi che i muri sono imbrattati di strane e inquietanti scritte. Se andrete in giro per la città di giorno non troverete nulla, ma, di notte, in un vicolo potreste scontrarvi con un vampiro intento a prosciugare il sangue di una vittima. Non solo: in Red dead redemption 2 ci sono fantasmi, persino il bigfoot e un serial killer che fa a pezzi le sue vittime e lascia gli arti attaccati ai massi. In un certo momento potreste persino imbattervi in una strana capanna con dentro degli scheletri rinsecchiti di una setta. Nello stesso luogo vi basterà, quando la luna è piena, alzare gli occhi al cielo per vedere un disco volante. Tutte cose che non vi serviranno a nulla, ai fini della trama, che potrete fare o non fare senza che la vostra linea narrativa ne sia compromessa. Vivere però così Red dead redemption 2, con le sue stranezze, i suoi segreti, i suoi mostri da sconfiggere o soltanto scoprire, è un altro piano di videogioco: un’esperienza iniziatica alla scoperta di se stessi, in quanto giocatore e in quanto uomo. Non male per un titolo venduto sugli scaffali a 70 euro circa.