Dal 5 aprile al 27 luglio sarà al Victoria & Albert Museum di Londra The Glamour of Italian Fashion 1945-2014. La mostra non è ancora aperta, ma suscita già polemiche.

Nel febbraio 1951 il marchese Giovan Battista Giorgini, esportatore di artigianato italiano negli Usa, chiese ai department store americani di inviare i loro buyers a Firenze per vedere la prima sfilata della moda italiana che si sarebbe tenuta nella sua Villa Torrigiani, in via de’ Serragli. Giorgini invitò anche Elsa Maxwell, giornalista che univa gossip, amicizia con Maria Callas e sfilate di moda a Parigi nella sua attività di columnist, che rispose di non capire il significato dell’espressione «moda italiana» ma che avrebbe accettato volentieri l’ospitalità di Giorgini. La Maxwell e i buyers di Bergdorf Goodman, Henry Morgan, Magnin videro gli abiti di sartoria di 13 case di moda, tra cui Simonetta, Fontana, Schuberth, Marucelli, Veneziani e i primi tentativi di Emilio Pucci.

La Maxwell non ne rimase entusiasta, ma tornò a Firenze nel luglio successivo perché le sfilate si sarebbero tenute nella Sala Bianca di Palazzo Pitti e l’ospitalità si annunciava più sfarzosa. È questo l’atto di nascita della moda italiana, un’espressione astratta che diventa realtà, anche se i viaggi a Parigi per comprare i cartamodelli dei couturier continueranno fino a tutti gli Anni 70, quando però in Italia brilla già l’alta moda di Valentino e Lancetti si afferma il prêt-à-porter, sono già nati Missoni, Krizia, Mila Schön, Walter Albini e stanno per arrivare i ragazzi milanesi degli Anni 80 con Giorgio Armani, Gianni Versace, Gianfranco Ferré, progenitori degli attuali Dolce&Gabbana, Prada, Gucci, Maria Grazia Chiuri e Pierpaolo Piccioli, Fausto Puglisi, Giambattista Valli che oggi rappresentano la moda italiana nel mondo.

Tutti questi nomi saranno esposti nella mostra al V&A (sponsorizzata da Bulgari, marchio italiano di proprietà della francese Lvmh) che, nelle intenzioni del curatore Sonnet Stanfill, esaminerà anche l’influenza sulla moda italiana dei film hollywoodiani girati a Roma nei 50 e 60, con star come Audrey Hepburn ed Elizabeth Taylor diventate ambasciatrici dello stile italiano e, anche e soprattutto, l’eccezionale qualità di tecniche e materiali grazie ai quali l’Italia è diventata produttrice di tutti i marchi che invadono il mercato globale di oggi.

Per molti, la mostra è già un simbolo del riconoscimento dell’importanza della moda italiana e la stampa specializzata ne parla come di una celebrazione dovuta e finalmente riconosciuta. In realtà, fin dal titolo la mostra si annuncia nostalgica e tendenziosa sia perché il glamour (forse gli inglesi fraintendono il significato di questa parola francese) non è una caratteristica italiana, sia perché si celebra più il passato che il presente e più la manifattura della creatività. Ma soprattutto perché gli anni dell’Italian Glamour sono quelli di Giorgini, e all’estero ancora pensano che allora in Italia eravamo poveri ma belli.

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