Alla fine Putin è stato costretto a riconoscere l’emergenza Coronavirus e ha deciso il lockdown. Fino al 6 aprile tutte le aziende – tranne le indispensabili – resteranno chiuse e gli stipendi verranno pagati dallo Stato. Ieri a Mosca ci sono stati altri 2 morti; il presidente russo annullava la sua visita a San Pietroburgo, si riuniva al Cremlino con i suoi più stretti collaboratori e annunciava per le 15 una comunicazione a reti unificate.

Nel comunicato gettava prima di tutto la spugna sul referendum, sulle modifiche costituzionali da lui  volute, rimandandolo sine die. Una scelta sofferta, perché nessuno sa quale sarà la situazione sociale della Russia in autunno. È poi passato al piatto forte: le misure per il contenimento del virus e cioè il lockdwn con garanzia di reddito, un provvedimento che sarà accompagnato a Mosca dalla chiusura di tutti i locali e parchi. Putin nel suo discorso ha fatto anche intendere che se la situazione non migliorasse, la chiusura totale potrebbe essere estesa. 

Putin si è poi concentrato sulle disposizioni per sostenere l’economia non solo debilitata dall’emergenza sanitaria ma anche dal crollo del prezzo del greggio e dal disastroso corso del rublo. Tenuto conto della fragilità del paese, si tratta di misure coraggiose. Le famiglie riceveranno circa 80 euro al mese per bambino, suppletive degli assegni familiari già esistenti. Temendo un’impennata della disoccupazione, il capo del Cremlino ha anche previsto di introdurre un’indennità di disoccupazione di 150 euro.

Verrà inoltre data la possibilità alla popolazione di sospendere i mutui per la casa e per altri debiti e i malati per qualsiasi tipo di patologia avranno diritto a un assegno di 300 euro. Misure di welfare state certo modeste ma che segnano una netta correzione di rotta rispetto al corso iperliberista degli ultimi 20 anni.

Per le piccole e medie imprese è stata promesso un taglio del 50% delle tasse e il loro pagamento sarà rimandato a fine anno. «Le imprese che si trovano in una situazione difficile devono essere protette dal fallimento. A questo proposito, propongo di introdurre una moratoria di 6 mesi sulla presentazione delle domande dei creditori per il fallimento delle società e la riscossione di debiti e multe» ha affermato Putin. Una misura «salva-aziende» pensata per evitare la bancarotta delle compagnie aeree del paese. Infine i decreti già denominati dalla stampa russa «anti-oligarchi».

I trasferimenti offshore, e cioè i dividendi su conti esteri verranno tassati del15% mentre i profitti finanziari e quelli dei prestiti obbligazionari superiori al milione di rubli subiranno un’imposta del 13%. Queste ultime decisioni, sostengono gli esperti, sono volte solo relativamente a far cassa ma piuttosto a rendere meno amara la stagione della disoccupazione e dell’inflazione che si prospetta per i russi nei prossimi mesi.